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Finalmente primavera (di Ilenia Bradanini - psicomotricista)

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  È ufficialmente iniziata la primavera. Non vediamo l'ora delle belle giornate, delle passeggiate nella natura che si risveglia, il sole che torna a scaldare. La primavera è un invito alla rinascita, è proprio ciò che ci fa comprendere al meglio il significato di cambiamento: ci sono giornate bellissime, quasi estive, intervallate da momenti in cui sembra di tornare in pieno inverno. Essa ci ricorda che, anche dopo i momenti più freddi e bui, c'è sempre la possibilità di rinnovarsi, e che il cambiamento arriva un passo alla volta, lasciandosi gradualmente indietro il passato ed accogliendo pian piano il presente ed il futuro. Tutti sentiamo la primavera, migliora l'umore, risveglia le forze, ci fa sentire un formicolio di vita lungo tutto il corpo. Ed è il momento giusto per prendersi un momento per sé e riflettere: come voglio spendere queste energie? Quando è bella questa luce dopo il buio invernale? Come voglio essere attivo nel mio cambiamento? Oggi, durante la pausa...

I bambini sono come spugne (di Deborah Rodigari - educatrice)

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  Qualche giorno fa ero al parco giochi con un gruppo di bambini delle elementari che frequentano le attività del Centro di Aggregazione Giovanile. È una bella giornata, il sole splende nel cielo e dopo aver camminato tutti insieme, ci fermiamo ed è il momento di svagarsi. Osservo i bambini: qualcuno corre, qualcuno sale sull’altalena, qualcuno va sullo scivolo, qualcuno sul dondolo. Mi avvicino a quest’ultimo gruppo di bambini per aiutarli a salire e poi per spingerli. Sono in quattro e lì, in quel piccolo spazio, iniziano a confabulare tra loro, per rendervi meglio l’idea vi direi che iniziano a parlare tra loro come quattro adulti seduti ad un tavolo di un bar. Li osservo e li ascolto, ma rimango in silenzio. Parlano di scuola, di compagni, di amici, di sport, di tempo libero. Io li spingo sul dondolo ma continuo a rimanere in silenzio, l’argomento si fa interessante. Iniziano a parlare di Olimpiadi, di discipline, di luoghi dove avverranno le gare. «Sai la mia mamma dice ch...

Una piccola storia di Carnevale (di Francesca Bormolini - insegnante)

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  La settimana scorsa si è concluso il Carnevale, una festa gioiosa che quest’anno mi ha anche insegnato molto. Il Carnevale è per tutti, ma soprattutto per i bambini, con le loro maschere i loro costumi e la loro gioia contagiosa. Vedere i bambini felici e sorridenti è davvero la magia del Carnevale. Durante queste giornate, sono stati proprio i bambini ad insegnarmi tante cose. Non dobbiamo aspettarci che essi si siedano dietro la cattedra e ci chiedano di ricopiare la lavagna, ma dobbiamo imparare ad osservarli, perché il loro modo di vivere le cose, spesso ci dà l’esempio di come anche noi dovremmo comportarci. Al Carnevale di Trepalle seguivo il gioco delle freccette; hanno partecipato adulti e bambini di ogni età, ma uno di loro mi è rimasto impresso nella mente più di tutti. Per vincere un premio serviva centrare due volte il numero 100; così la scena si ripeteva in continuazione: arrivava un giocatore, tirava tre freccette e via al prossimo gioco; ogni tanto arrivava un 1...

Non sono altro che...ma chi sono io? (di Valeria Rodigari - educatrice)

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  La canzone “Volevo essere un duro” di Lucio Corsi è stata un ottimo punto di partenza per l'attività proposta ai ragazzi durante una lezione di educazione civica. Dopo l'ascolto del brano, l'individuazione dei nuclei tematici principali, la riflessione e il confronto sulle diverse tematiche, è stato proposto ai ragazzi un laboratorio dal titolo “Chi sono io?”. I ragazzi avevano a disposizione dei giornali e delle riviste per creare un collage, composto da immagini, che raccontasse qualcosa di loro e descrivesse la persona che sono. Ognuno di loro aveva un foglio bianco che poteva gestire liberamente decidendo come gestire lo spazio, se utilizzare il foglio in verticale o orizzontale, se concentrare tutte le immagini in un punto, oppure sparpagliarle per il foglio, se utilizzare tante o poche immagini, se aggiungere delle scritte oppure no. Durante l'attività regnava il silenzio, cosa molto strana all'interno di una classe composta da 26 ragazzi e ragazze preadoles...

Non sono altro che... (di Valeria Rodigari - educatrice)

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  Qualche settimana fa si è svolto il sessantacinquesimo Festival di Sanremo, che piaccia o no credo che la musica sia un potente mezzo per trasmettere messaggi. Durante questo festival una canzone mi ha colpito più di altre, sia per la personalità che l'artista ha mostrato sul palco, sia per il testo d'impatto che mi ha fatto riflettere su diversi temi, si tratta di “Volevo essere un duro” di Lucio Corsi. Sono educatrice di classe in una classe delle medie e durante una lezione di educazione civica abbiamo analizzato insieme ai ragazzi il testo di questa canzone e i messaggi che in essa sono racchiusi. Facendoci ispirare dal testo abbiamo proposto loro un’attività creativa in cui attraverso l’utilizzo di immagini prese da riviste dovevano rispondere alla domanda “Chi sono io?” « Volevo essere un duro/ che non gli importa del futuro/ un robot, un lottatore di sumo/ uno spaccino in fuga da un cane lupo/ alla stazione di Bolo…» Quante volte ci siamo nascosti dietro la faccia d...

A questo punto chi è l'educatore? (Sandy Cusini - educatore)

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  Ascoltando l’ennesima registrazione di una lezione universitaria, immerso tra libri, appunti, concetti e schemi, mi capita spesso di chiedermi cosa sia un educatore? Cosa faccio o, meglio, chi sono? E perché lo faccio? Come lo faccio? Insomma, le domande a volte sono davvero tante e non si fermano di certo solo a queste! Il dizionario semplicemente definisce come: Educatóre : s.m. (f.- trice ) [dal lat. educator - oris ]. – “Chi educa, e soprattutto chi per vocazione o per professione compie l’ufficio di educare i giovani”. Mi piace molto, e mi ritrovo in quel “per vocazione” inteso come “chiamata ad esserlo” un po’ perché non mi ha mai fatto impazzire di gioia pensare che per fare questo lavoro debba essere riconosciuto da un pezzetto di carta (sicuramente necessario, ma bisognerebbe aprire un grande capitolo a parte) un po’ perché il concetto di educatore è difficile da spiegare e da definire. In questi anni di lavoro ho conosciuto centinaia di bambini, ognuno unico e special...

Che c***o vuoi? (di Michele Ricetti - educatore e pedagogista)

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  Non mi sono addormentato sereno.  Alla domanda: «Mi spieghi che senso ha bere alcolici a collo alle 17 del pomeriggio?»,  La risposta è stata unanime: «cosa vuoi che ci sia di male», «non ha mai fatto del male a nessuno», «alla nostra età è giusto sballarci un po’», «ma si, eravamo in compagnia», «che cosa vuoi fare ad una festa?» fino al «fatti i cazzi tuoi» (il potere dell’alcool nel dire anche quello che normalmente non si direbbe) …  Aspettavo quella risposta e ne colgo l’occasione: «beh, visto che sei a “casa mia”, eccome se sono cazzi miei, altrimenti puoi sempre farti bassare la sbornia altrove, magari direttamente a casa tua». Silenzio.  Il clima si fa serio.  Decido di lasciarli in pace a riprendersi un po’, anche perché è praticamente inutile parlare con chi non ti ascolta o non si rendere conto che su alcune questioni non ha sempre senso scherzare.  Passato un po’ di tempo, il clima è molto più disteso, la botta ha fatto il suo corso. Ripr...