LASCIARSI TRASFORMARE
Quando il dolore arriva nelle nostre vite, piccolo o grande che sia, sopportabile piuttosto che “schiacciante”, leggero oppure profondo, qualunque sia la sua natura, quando il dolore arriva ecco che il tempo improvvisamente si ferma, si arresta. Sentiamo una frattura dentro di noi mentre tentiamo di resistere all’urto, di restare in piedi anche se deboli e spezzati. La nostra natura umana si rivela in tutta la sua vulnerabilità e fragilità. La tentazione può essere quella di scappare, di allontanare la sofferenza e cercare di non sentirla, aspettando che il tempo se la porti via. Facendo così, però, rischiamo di perdere un’occasione preziosa, di crescita e di cambiamento. Il dolore che la vita porta con sé non può arrivare a vuoto, ne deve essere esplorato il senso ma questo è possibile solo attraversandolo, solo restandoci pienamente “in mezzo” per sentirlo in tutta la sua intensità.
C’è bisogno di coraggio e di determinazione. Insieme, di pazienza e di capacità di aspettare perché le avventure profonde dell’animo umano necessitano di trovare uno spazio interiore ed un tempo lungo, dentro il quale essere ascoltate e comprese. Non è per niente cosa facile e chiede un atto di affidamento, di avere fiducia nella vita che nuovamente, poi, torna ad essere luminosa. Bisogna accettare di rimanere esposti in una sorta di vuoto, in parte muti, senza parole, incapaci di dare; in parte pieni di domande, alla ricerca di un senso eppure incapaci di ricevere. Il tempo del dolore, quando vissuto senza scorciatoie, con accoglimento, permette di avvertire il valore di piccole cose, aiuta a guardare ai gesti di chi ci tende una mano per sostenerci, con uno sguardo nuovo.
Sappiamo di poter contare su persone amiche, essenziali per noi soprattutto in questi momenti ma l’esperienza della sofferenza amplifica queste stesse sensazioni, apre ad un sentire queste persone intimamente connesse a noi: riusciamo a percepire il loro pensiero per noi, magari la loro preghiera silenziosa; accogliamo i loro piccoli gesti notandone la delicatezza e l’attenzione, il loro essere destinati proprio a noi, frutto di una cura e di una preoccupazione. L’esperienza del dolore non può essere evitata: arriva, la vita la porta con sè con tutte le sue motivazioni e cause. Sarebbe bello essere preparati, ma questo non accade mai. Però si può essere disponibili ad accoglierlo e a viverlo intensamente, per uscirne trasformati.
Non solo più forti ma capaci di un sentire più profondo, di un ascolto sincero di noi stessi, anche di uno sguardo affettuoso verso la nostra debolezza. E senza nemmeno accorgercene, saremo poi in grado di partecipare davvero alla sofferenza degli altri, con atteggiamento di vera compassione, quell'atteggiamento che permette di “patire insieme”. Questo non è poco, considerando il nostro essere continuamente esposti ad un contesto sociale molto individualista e poco aperto al sentire altrui. Il viaggio dentro il dolore diventa allora viaggio dentro sè stessi, esplorazione e conoscenza, passaggio e trasformazione. Qualcosa che, pur se impegnativo e faticoso, vale la pena vivere.
di Valentina Trabucchi*
*educatrice e laureata in beni culturali
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