"EHI RAGAZZO...LO SAI CHE ALLE VOLTE FACCIO FATICA ANCH'IO?"
Una giornata no, tanti pensieri, un po' di rabbia, le tante
cose da fare, qualche preoccupazione e la porta di casa “che ci attende”; penso
siano situazioni comuni che come genitori ci si trova spesso a vivere nel
quotidiano. Come gestire tutto questo dopo un’impegnativa giornata di lavoro?
Come tutto questo ricade sui nostri figli? Sorvolare per il loro bene,
condividere con loro i nostri pensieri con il dubbio che non siano in grado di
comprendere, lasciar perdere e qualcosa si farà?
Alcuni studi sottolineano come reprimere l’ondata di
emozioni negative che ci travolge pensando così di proteggere i figli è un
sacrificio inutile, anzi, addirittura dannoso e che è poco funzionale
seppellire contrasti, litigi o stress sotto una facciata di apparente
tranquillità. E’ importante condividere con loro le cose positive ma anche la
tristezza, la rabbia, la delusione perché servono a farli crescere senza la
paura di affrontare anche il lato meno bello della vita. Quando si è alle prese
con un’arrabbiatura soppressa, si è meno attenti, affettuosi e capaci di
guidare i propri figli. Il che si riflette, come in un gioco di specchi, anche
nel loro atteggiamento.
Come negare poi che i bambini hanno dei “sensori radar”
speciali? Loro sono molto bravi a cogliere sottili indizi che rivelano le
nostre emozioni.
Quando nell’aria c’è un motivo di contrasto e discussione
che non viene esternato percepiscono che è avvenuto qualcosa di negativo, ma il
fatto che gli adulti si comportino come se nulla fosse manda messaggi
contrastanti e confusivi.
Certamente tutto questo è faticoso perché richiede tempo ed
energia; un “tutto bene” rapido e veloce alla domanda “Come stai?”
velocizzerebbe e semplificherebbe il tutto. I bambini, però, hanno una capacità
spiccata di sentire quello che sente l'adulto; forse allora ciò che conta
davvero è affiancarsi e aiutarli a comprendere il nesso causa-effetto tra gli
eventi e gli stati emotivi degli adulti che sono loro vicini.
Piuttosto che sopprimere le emozioni forse è più utile far
vedere ai bambini un conflitto sano, dall'inizio alla fine. E’ bene che i
bambini vedano l'intero percorso: questo li aiuta a imparare a regolare le
proprie emozioni e a risolvere i problemi. Insomma, se si è arrabbiati con
qualcuno meglio farlo sapere ai bambini e spiegare le ragioni della nostra
rabbia, piuttosto che fingere che non sia successo niente. Le emozioni negative
non fanno male ai bambini in quanto tali, ma in quanto non gestite e non
elaborate all'interno delle relazioni vissute.
I bambini a volte faticano a spiegare che cosa stia
succedendo dentro di loro. Spesso “agiscono” gli stati emotivi anziché riuscire
a raccontarli. Come adulti occorre allora aiutarli ad attraversare le loro
emozioni, anche negative, e il primo passo è condividerle attraverso le parole.
Se l'adulto è triste, anche il bambino sarà triste. Se l'adulto è arrabbiato,
anche il bambino sarà arrabbiato oppure spaventato dalla rabbia di mamma e
papà. Le emozioni ci smuovono e
possono essere trasformate ed è per questo che sono preziosissime: aiutano a
comprendere quali azioni servono per essere e stare in armonia con noi stessi.
Non è roba da poco e richiede di “metterci del nostro”;
provare ad affrontare le emozioni con competenza, comprenderle, riconoscerle e
condividerle in un modo funzionale alla capacità di comprensione del bambino
potrebbe aiutare nella consapevolezza che anche i “supereroi” qualche volta
sentono la fatica!
di Vincenzo Morcelli*
*educatore e coordinatore del CiAGi
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