CRESCERE INSIEME
Avere la fortuna di lavorare, per buona
parte della giornata a contatto con bambini e ragazzi, permette di osservare e
notare diverse dinamiche relazionali. Spesso come adulti siamo coinvolti
direttamente, altre volte è possibile “assistere da spettatori esterni”,
condizione che permette di cogliere elementi interessanti.
Noteremmo sicuramente l’atteggiamento di
bambini in grado di risolvere autonomamente in modo costruttivo normali controversie,
ragazzi che accorgendosi di alcune fatiche dei compagni propongono e includono,
altri che con humor e simpatia sdrammatizzano situazioni e alleggeriscono la
stanchezza, altri che all’interno di un confronto con spontaneità dicono la
propria lasciando il segno e andando dritti al sodo.
Non solo. Oltre al lato “buono” si
possono osservare “cattiverie gratuite”, poca sensibilità nell’affrontare le
fatiche che ognuno ha favorendo un’etichettatura, doppiezza con frasi che di
fronte ad un adulto non scappano di sicuro ma nel piccolo gruppetto sono mine
che possono far male, provocazioni estenuanti che rimarcano e sottolineano
normali debolezze. Niente di nuovo fino a qui, mi sembra rispecchi un contesto di
cui anche noi come adulti facciamo parte e in cui è possibile riconoscersi
anche in minima parte. Ciò che mi chiedo personalmente ma anche in generale è
quanto spazio diamo, come genitori, educatori, allenatori, insegnanti,
catechisti, adulti in genere a dar voce, dare parola - significato - peso a
quello che avviene? Quanto siamo in grado, a volte, di tralasciare un compito
che ci viene chiesto di adempiere per sviluppare competenze relazionali che
potrebbero aiutare i nostri bambini e ragazzi a diventare adulti migliori? Quanta
voglia abbiamo di prendere in mano situazioni simili o quanto prevale il
chiudere un occhio “e qualcosa sarà”? È
sicuramente uno sforzo che ci viene richiesto, un tentativo di soffermarci e
dare spazio ad una competenza, quella emotiva, che va continuamente allenata e
alimentata. Penso che l’esempio debba partire da noi, da adulti che provano ad
ascoltare, ad ascoltarsi, a cercare di riconoscere i vissuti emozionali per poi,
in modo funzionale, dar voce ed espressioni consapevoli dell’importanza di “seminare
nei bambini e nei ragazzi buone idee, perché anche se oggi non le comprendono,
un giorno fioriranno”.
di Vincenzo Morcelli*
*educatore e coordinatore CiAGi
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