OGNUNO è PERFETTO?
Non guardo praticamente mai la
televisione in diretta. Il ritmo martellante delle pubblicità, che crea nuovi
desideri e plasma il nostro immaginario collettivo, mi innervosisce a tal punto
che preferisco evitare direttamente di accendere. Tuttavia, incuriosito dal
clamore sollevato, ho guardato in streaming la miniserie “Ognuno è perfetto”,
in onda durante il mese di dicembre su Rai 1.
La narrazione, che si snoda in
sei episodi, racconta le vicissitudini di una coppia di ragazzi, Rick e Tina,
che si conoscono sul luogo di lavoro, si innamorano, si fidanzano e si vogliono
sposare. Alcuni grossi ostacoli, tuttavia, rischiano di rendere impossibile il
coronamento del loro sogno d’amore: la chiusura del reparto di packaging dove
lavorano, il fatto che Tina sia un'immigrata irregolare dall’Est Europa e –
dulcis in fundo - il fatto che entrambi i ragazzi siano affetti dalla sindrome
di Down. Mi fermo a questo quadro generale per non spoilerare il finale a chi
non l’avesse ancora visto, ma mi serviva arrivare fin qui per condividere
alcune considerazioni personali su questo racconto.
Molti sono i temi trattati in
questa miniserie, e tutti degni di attenzione: la crisi economica, la
globalizzazione, il contrasto all’immigrazione clandestina… ma quello che mi ha
colpito maggiormente è il modo delicato e scherzoso con il quale gli autori sono
riusciti a parlare della disabilità. Un mondo nascosto, che a volte rischia di
rimanere “sommerso” e a carico solo delle famiglie – quando ci sono – e degli
“addetti ai lavori”, ma che invece avrebbe bisogno di maggiore spazio dentro al
dibattito pubblico e alle nostre comunità. Credo siamo più avvezzi a pensare
alla disabilità nei bambini, o più in generale nei ragazzi in età scolare: il
sostegno scolastico, gli incontri con la neuropsichiatria, la psicomotricità,
sono tutte realtà che abbiamo in mente. Questa miniserie ha il pregio di
offrire un panorama ben più ampio, ma scarsamente considerato dalla
collettività: il passaggio dal sistema scolastico alla vita adulta. Una fase
faticosa per tutte le famiglie, ben più faticosa per alcune. Il desiderio di
maggiore autonomia, la crescita del desiderio sessuale e la possibilità di
un’indipendenza economica sono solo alcuni dei grandi temi che a volte mettono
in crisi famiglie e operatori sociali. Ovviamente una fiction come quella di
“Ognuno è perfetto” non può scendere troppo in profondità e il risultato finale
a tratti appare quasi una semplificazione eccessiva della realtà. Tuttavia ha
il merito di porre all’attenzione di tutti noi una tematica – quella del
progetto di vita delle persone fragili – che necessita oggi di risposte nuove,
fantasiose, coraggiose e articolate, che sappiano coinvolgere strati sempre più
ampi delle nostre comunità.
di Daniele Rocca*
*filosofo ed insegnante
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