Perché scrivere di educazione?
Quando
tutto questo è iniziato, due anni fa, nessuno di noi avrebbe pensato che
saremmo riusciti in questa nostra sfida. La sfida di “mettere su carta” quello
che tramutiamo nella quotidianità del nostro lavoro educativo con i bambini e i
ragazzi che incontriamo quotidianamente.
Un
giorno, una lettrice che ha avuto tra le mani #GliSpuntiDelVenerdì mi chiese
spontaneamente perché avessimo deciso di pubblicare questi libretti, dato che
non era esplicitato da nessuna parte.
Una
domanda che mi ha fatto pensare e sorridere allo stesso tempo: non è mai facile
parlare di educazione, ma come équipe avevamo scelto un modo discreto e senza
nessuna pretesa o presunzione, eppure questa domanda ci chiedeva esplicitamente
il perché.
Crediamo
che la risposta sia più semplice del previsto:
Perché
amiamo il nostro lavoro e vogliamo trovare il modo di spiegarlo “con le nostre
parole”. Perché vogliamo fare in modo che si possa capire il senso di alcune
nostre scelte, e cercare di far conoscere che, dietro alle attività che
proponiamo, c’è un desiderio vero di educazione.
Perché il CiAGi non è solo il “luogo dove facciamo giocare i bambini”, ma dietro ogni nostra scelta c’è un lavoro di équipe, un lavoro di squadra che passa attraverso un confronto e una condivisione vera che permetta a tutti i colleghi di trovare la strategia giusta per affrontare le varie incognite che emergono di volta in volta.
Perché dietro il “lavoro sul campo” c’è una preparazione accademica e tempo “passato sui libri” per capire chi, prima di noi, si è districato nelle varie sfide educative e come le ha affrontate.
Perché crediamo fermamente che solo attraverso un forte lavoro di rete tra genitori, educatori, insegnanti, allenatori, catechisti e adulti di riferimento possiamo tentare di accompagnare al meglio i nostri ragazzi.
Certo
nessuno di noi è perfetto, e, seppur con la massima attenzione, di
errori ne facciamo anche noi, ma il desiderio di migliorarci non manca. Per
questo vogliamo condividere con chi avrà voglia di leggerci e non solo, che
l’educazione è sì “l’azione del fare qualcosa”, ma soprattutto quello
dell’incamminarci dentro perché tutto parte dal nostro modo di essere e
stare con noi stessi e l’altro.
Solo
in questo modo riusciremo davvero ad essere dei punti di riferimento per i
nostri ragazzi.
di Michele Ricetti*
*educatore e pedagogista
Bravi
RispondiEliminaOttimo lavoro