Quella "maledetta" paura
M: Ciao A., come stai?
A: Ciao M., tutto abbastanza bene, anche se non so se lo sai,
ma sono in quarantena.
M: Davvero?! E da quando?
A: Da un po’... a breve mi arriva l'esito del tampone.
M: Spero comunque tu stia bene…
A: Si si, per fortuna tutto ok, a parte che mi annoio un po',
anche se sto bene da sola.
M: E che fai tutto il giorno?
A: Dipende, ma tra scuola, telefono, film e lettura il tempo
mi passa abbastanza…ah, il silenzio alle volte è bestiale.
M: In che senso?
A: Che mi rendo conto che la frase che ho sentito di più in
questi 10 giorni è stata: «adesso apprezzerai le piccole cose».
M: Ed è così?
A: Si, è così, mi mancano terribilmente! Mi manca l’aria
fresca del mattino, mi manca l’abbraccio di un amico…
M: Si raccontala giusta! Ti manca il moroso!
A: Ma va scemo! Bhe in effetti anche quello…
M: E poi che cosa ti manca?
A: Mi manca il sorriso di un nonno che ti aspetta a casa dopo
un’intera settimana via, mi mancano quei banchi tanto odiati, mi manca alzare
gli occhi al cielo quando un professore entra in classe, mi manca rendermi
conto alle 23.00 che domani ci sarà l’interrogazione di
storia e io non ho ancora iniziato a studiare.
M: Ma non te se sei resa conto che queste cose le vivevi
tutti i giorni?
A: Eccome! però mi mancano ora. Mi mancano adesso che l’unica
cosa che posso fare è sperare in un esito negativo, mi mancano ora che ho
scoperto che il silenzio fa un casino assurdo, fa più casino della musica,
di una festa o di un concerto, si perché il casino te lo crea
con la paura di non poter tornare indietro… quando rimani tu, il silenzio, i
tuoi dubbi, le tue paranoie, ci metti poco a sentire mancanza delle cose… ma
quando tornerò tra il vero casino? quello della società? Non so se sarò ancora
in grado di cercare il sorriso di un amico in mezzo a tanti, la parola di
conforto di un genitore, non so se sarò in grado di rallentare e osservare il
sole che sorge o che tramonta, non so se sarò in grado di apprezzare una
nevicata che silenziosamente ricopre tutto di bianco.
M: Capisco la tua paura, ma prova a guardare anche l’altro
lato della medaglia…tante situazioni cambiano prospettiva da come le guardi.
A: Non lo so M., forse, quando tornerò alla vita che avevo
prima di questo stop non sarò in grado di apprezzarLe, le piccole cose, perché
forse non li vorrò proprio ricordare questi 10 giorni, perché, detto tra noi, sarebbe ammettere di aver avuto paura, che è una delle cose
più difficili da fare.
M: Ma la paura ha anche il suo lato “positivo”, perché grazie
ad essa spesso capiamo come uscire dalle situazioni…
A: Si può darsi, ma questo punto mi viene da pensare che forse
il problema del Coronavirus non sono le mascherine, i locali chiusi alle 18.00
o il coprifuoco delle 23.00 ma che abbiamo maledettamente paura ma non
vogliamo ammetterlo perché come diceva Gregory
David Roberts «il dolore si piange, la rabbia si urla ma la paura si aggrappa
silenziosamente al cuore»
M: Si, ma ricordati anche quello che disse Martin Luther King
«Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò
nessuno»
A: Questo è…l’altro lato della medaglia.
M: Già…
di Michele Ricetti* e A.**
*educatore e pedagogista - **studentessa III superiore
Ps… (alcuni giorni dopo)
A: M. tampone negativo!
M: Fantastico!! Ma…dimmi…a quale lato della medaglia vuoi
guardare ora?
Bello
RispondiEliminaAnche un po' triste
Che meraviglia! Quando l'educazione è e resta cosa di cuore, ma diventa 2.0! ;)
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