La mamma di A., e "quella maledetta paura"


 

Cosa prova una mamma in questo periodo quando, dopo aver pensato di aver scampato il pericolo di contagio la scorsa primavera vede ricomparire tutte le paure, le ansie e le preoccupazioni di questa famigerata “seconda ondata”? Come a tutti, anche a me passano per la testa mille pensieri... «ma come?! Sembrava che ne fossimo fuori!» e invece riecco i dati giornalieri che spaventano più di quelli di marzo. Vieni a sapere chi, tra le persone che conosci, è stato colpito da questo maldetto Covid-19 e tra te e te pensi: «beh, però non è intubato in ospedale, forse non è più così grave».

In una giornata spensierata la sorella di A. mi fa ascoltare il messaggio che le ha mandato la sua compagna; piangendo le comunica che suo fratello è positivo e deve fare anche lei il tampone, con il magone in gola le dice «...scusatemi, ma forse la tosse che avevo la settimana scorsa non era una semplice tosse...spero di non avervi contagiato». Così, cominci a preoccuparti seriamente, perché' sai che quella è una delle migliori amiche di tua figlia e dai per scontato che se a scuola si comportano bene, tengono le distanze e indossano le mascherine non faranno la stessa cosa quando sono fuori…anche se è da settembre che fai terrorismo psicologico dicendole «tenete su la mascherina quando siete in giro!».

È lunedì, si torna a scuola.

Dopo un paio di giorni arriva la telefonata che non ti aspettavi di ricevere... è di A.: «mamma, devo venire a casa, la mia compagna è positiva...» e come per sua sorella, si tratta di una sua cara amica. In fretta e furia le rispondo: «Preparate le vostre cose tutte e due vengo a prendervi... mi raccomando, massima prudenza» Ora i pensieri cominciano veramente a galoppare, mi dico: «sono fortunata; ho una casa grande che mi permette di mettere entrambe in un luogo separato, “in isolamento”, pulirò un appartamento per A. e farò sistemare sua sorella in camera mia così ha la sua stanza, il suo bagno e rimane separata dal resto della famiglia...basterà?»

Il viaggio che mi porta da loro, lungo e solitario, mi fa tornare alla mente tutte quelle preoccupazioni che avevo messo da parte.

Ti chiedi come sarebbe andata se ci fossimo tutti comportati meglio la scorsa estate per evitare di rivivere tutto questo; ti domandi se ci toccherà un nuovo lockdown che causerà una nuova serie di ripercussioni soprattutto a livello lavorativo; pensi a come prenderanno le ragazze un nuovo periodo di “reclusione”, si perché, a dirla tutta: già a fine primavera erano un po' tutti provati dalla convivenza forzata! Poi sorridendo mi chiedo se ce la farò a sopravvivere anche questa volta alle mille litigate e discussioni per lo più inutili che le mie “donzelle” non perderanno occasione di fare se ci chiudessero in casa un'altra volta...ahimè! Il viaggio di ritorno è un po' diverso, siamo in tre a pensare a cosa succederà e del fatto che la preoccupazione più grande di A e di sua sorella sia la paura di contagiare il resto della famiglia, soprattutto il nonno. Perciò concludiamo che al nostro arrivo lo salutiamo direttamente dalla finestra. Mi ferisce il pensiero che loro pensino di potere essere dei potenziali “untori” …

Arrivate a casa comincia questa nuova esperienza.

L'entusiasmo di “vivere da sole” prevale su tutti gli altri pensieri, ma io comincio a pensare a come vivranno le giornate, alle lezioni che dovranno seguire e ai compiti da fare, ma la giornata è lunga se la devi passare da sola. Così ti ingegni per distrarle un po' e organizzi una colazione in corridoio così loro aprono la porta e, a debita distanza, fai colazione “in compagnia” o una cena in videochiamata che ti fa sembrare di essere tutti assieme nonostante non si sia seduti tutti allo stesso tavolo...

Nella mia testa mi domando mille volte: «magari avranno bisogno di parlare, di confrontarsi su qualche cosa e io non ci sono, loro sono lì da sole...spero non si abituino “a restare da sole” e che non facciano riferimento solamente a ciò che hanno più a portata di mano come telefono e computer  e mi auguro che durante questo periodo di solitudine sentano forte la mancanza del contatto umano. Mi viene da sorridere, ma mi rendo conto che mi manca tanto il confronto con loro, anche se il 70% delle volte, discutiamo per l'ordine in camera, la gestione del cane e a chi tocca per fare i mestieri in casa. Poi c’è ovviamente la paura di non essere in grado di poter essergli d'aiuto, di non trovare le parole giuste alle loro preoccupazioni come ai loro bisogni, la paura di non recepire il loro bisogno di aiuto più o meno dichiarato, la paura di far trasparire quella preoccupazione che anch'io in questo momento ho... tutte paure che un genitore probabilmente ha sempre e in situazioni più impegnative come queste aumentano un pochino di più.

Però in conclusione, ho dedotto una cosa...

Sono tante le paure in questo momento, le loro così come le mie... alcune più concrete di altre ma tutte con la loro importanza... forse la cosa che al momento ci preoccupa meno è proprio la paura del Covid-19 in quanto tale…e ti accorgi di avere delle risorse che forse erano rimaste “nascoste” dalla quotidianità. Ti rendi conto maggiormente della fortuna che hai nella tua famiglia e che anche se non è perfetta è quella che non cambierei con nulla al mondo. Ti rendi conto, come mamma, che le paure non ti abbandoneranno mai ogni volta che si tratterà dei tuoi figli, ma hai anche la consapevolezza che cercherai di fare sempre il massimo per loro…e su questo non c’è Covid che tenga!

di La mamma di A.

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