Foglio bianco n°... - (Valeria Rodigari)

 


Non amo scrivere, o meglio mi piace scrivere solo quando sono libera di farlo su un foglio completamente bianco, senza righe e quadretti dove incasellare lettere e parole.
Se devo scrivere preferisco farlo a mano, la mano scorre sul foglio bianco che piano piano si riempie di pensieri ed emozioni che vengono direttamente dal cuore e che l’inchiostro rende vivi.
Scrivere a computer invece, mi viene difficile. Battere le dita sulla tastiera mi fa sembrare tutto così impersonale, omologato, non c’è nulla di mio che lo distingua da qualcun altro, stesso carattere, stessa dimensione, tutto così preciso. Anche se sicuramente ha il vantaggio di modificare il testo: aggiungere o cancellare senza che nessuno lo noti.
Trovo la scrittura a mano come qualcosa che ci accomuna, ma che allo stesso tempo ci rende unici. Qualcosa di intimo, dove ognuno ha il proprio stile, il proprio carattere, la propria calligrafia che ci permette di distinguere e di riconoscere l’autore del post-it appeso al calendario.
Scrivere a mano comprende la possibilità di fare errori, di provare a nasconderli tirandoci sopra una riga o usando la scolorina, ma essi resteranno comunque, anche se nascosti.
Vedo nella scrittura a mano una metafora della vita, non si può tornare indietro, aggiungere o cancellare senza lasciarne traccia, possiamo solo continuare ad andare avanti a scrivere il nostro futuro su quel foglio che non è più immacolato.
Mentre scrivo questo articolo a computer penso a quanto sarà anonimo, per questo scatto la foto della brutta che ho scritto a mano e ve la lascio qui, per svelarvi un pezzo di me.

Valeria Rodigari
(laureanda)

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