I libri non salvano la vita. (Alice Martinelli)

 


C: «Ehmmm…buongiorno.»
A: «Buongiorno!»
C: «Senta…un domanda.»
A: «Mi dica!»
C: «Questo posto…è una biblioteca?»
A: «Sì, esatto.»
C: «Ah, ecco, mi pareva, con tutti questi libri. Carina.»
A: «Uh, grazie. Stava cercando qualcosa?»
C: «Come?»
A: «Sta cercando qualcosa di particolare?»
C: «Perché mi fa questa domanda?»
A: «Beh, se una persona entra in biblioteca, di solito sta cercando qualcosa.»
C: «Ma io non ho perso nulla!»
A: «Oh, ma non sempre si cerca qualcosa che si ha perso. Ogni tanto si cerca qualcosa che si desidera e non si ha.»
C: «Ah, funziona così? Beh, allora, direi…soldi.»
A: «Desidera soldi?»
C: «Certamente. Tutti desiderano soldi. Con i soldi si sta bene.»
A: «Già, l’ho sentito dire parecchie volte. Mmm, qualcosa sul risparmio e l’economia circolare potrebbe fare al caso suo. Ah, ecco, fake news, consumismo, opportunismo, egoismo…un sacco di “ismi”, eh? Ecco qui.»
C: «Ah, poi vorrei la salute. Si sa, la salute prima di tutto!»
A: «Come darle torto! In questi tempi, poi…dunque, primo scaffale a sinistra, si passa dall’aromaterapia all’igiene mentale, passando per l’alimentazione, dopo i manuali di pilates.»
C: «Ottimo. E poi…vediamo…uh, sì, certo. Desidero svagare un po’ la mente, sa, con tutto lo stress del quotidiano…»
A: «Qui ci vuole un bel romanzo. Giallo, d’amore, un thriller mozzafiato, uno storico ben fatto, può scegliere la distopia, quella ultimamente tira tantissimo. Oppure può optare per uno strappalacrime “vita vera”, storie di malattie, guerre e drammi terribili che quando smetti di leggere e ti guardi attorno emetti un piccolissimo, e importante, sospiro. Empatia, si chiama.»
C: «Mai sentita, come autrice.»
A: «Non è un’autrice, è un sentimento, una sensazione. È la capacità di mettersi nei panni degli altri e capirli. Leggere aiuta a stimolare l’empatia.»
C: «Ma dai. E io che volevo solo distrarmi un pochino.»
A: «Oh, leggere permette di evadere, distrarsi, viaggiare per il mondo, provare sensazioni mai sperimentate. Leggere significa prendersi una pausa, ma una pausa attiva, sia chiaro, perché mentre noi leggiamo il cervello lavora, lavora un sacco, elabora immagini, concetti, pesca nei ricordi, smuove collegamenti, illumina zone rimaste al buio.»
C: «Sembra una magia, per come lo descrive.»
A: «Lo è, infatti. Una magia buona. Se pensa alla fatica che ha fatto quando ha imparato a leggere…»
C: «Non me lo ricordo, è passato tanto tempo. Forse…sì, litigavo con la b e le p, e le z e le s, una tortura. Il sussidiario, il libro da leggere per l’estate…un incubo.»
A: «Capita a tutti, chi più, chi meno. Leggere è faticoso, è una conquista. Solo dopo diventa un piacere. Sa quando succede?»
C: «Che cosa?»
A: «Il passaggio tra fatica e piacere di leggere.»
C: «Mmm, no, non saprei.»
A: «Quando si capisce che dentro i libri ci sono le storie. Quando si comprende che le lettere, le frasi, i paragrafi portano tutti a una storia appassionante, a un concetto illuminante, a una scoperta. Ecco, in quel momento scatta qualcosa, nella testa. Può avvenire quando si sente una storia letta ad alta voce, o mentre si è da soli davanti alla pagina. Un attimo e…Zac! Un’illuminazione. Allora si comincia a leggere, leggere davvero, e non si smette più.»
C: «Sarà, ma io sono un tipo pratico, e non ho mai capito quelli che passano i pomeriggi con il naso nei libri.»
A: «Ci sono migliaia di lettori diversi, per fortuna. Ci sono quelli che divorano un libro dopo l’altro, quelli che sbocconcellano qua e là, quelli che riescono a leggere solo in vacanza, quelli che leggono una pagina e poi mollano, quelli che si affezionano a una storia e poi continuano a cercarla in ogni libro che leggono, senza ritrovarla più. Il mondo dei lettori è molto bello, e vario, come tutti i mondi. Ci sono libri per tutti, davvero, si fidi.»
C: «Davvero qui dentro posso trovare quello che cerco?»
A: «Secondo me, sì. Ma attenzione: i libri non salvano la vita.»
C: «Ma come? Prima mi fa tutto un discorso sulla magia di leggere, “un pippone” sulla lettura e i lettori, e poi…»
A: «I libri sono strumenti potentissimi, sia chiaro. Le storie e i concetti che custodiscono possono cambiarci nel profondo, anche se non ce ne accorgiamo. Però ricordiamoci che la metà del lavoro lo facciamo noi, con il nostro cervello, la nostra volontà e, anche, un po’ di fortuna.»
C: «Eh, quella ci vuole.»
A: «Un pizzico. Senza esagerare. Dunque…ha bisogno di qualcos’altro?»
C: «No, direi che al momento va bene così. Quanto le devo?»
A: «Nulla, assolutamente. Il servizio della biblioteca è gratuito, basta la tessera.»
C: «No, qui c’è sotto qualcosa. Com’è possibile? Tutte questi libri, queste cose…queste storie! Tutto gratis?»
A: «Vede, la nostra società ha un sacco di pecche, brutture e macchie, ma di qualcosa dobbiamo pur essere fieri. La biblioteca è un servizio civico, pagato da tutti, di tutti. Lei può accedere, come chiunque, a un patrimonio di conoscenza e bellezza, lo utilizza e poi lo riporta qui. Un ricircolo.»
C: «Bello. Sì, cioè, molto bello. Grazie. Beh, allora…prendo i miei libri e vado?»
A: «Solo una cosa.»
C: «Dica!»
A: «Tutto gratis è una brutta espressione. Fa molto pubblicità inganno, svilisce e minimizza. Meglio… “bene comune”.»
C: «Sì, forse ha ragione. “Bene comune” è una bella espressione, ispira rispetto e amore. Quindi…li tratto bene, questi libri, poi li riporto, eh! Dunque… grazie per la chiacchierata. Buona giornata!»
A: «Buona giornata e…buon viaggio!»
C: «Viaggio? Eh, magari…ma io non vado da nessuna parte!»
A: «Mmm…sicuro?»
C: «Beh, sì»
A: «Ogni libro è un viaggio, davvero. Faccia buon viaggio, signore. E una buona lettura»
 
di Alice Martinelli 
(bibliotecaria e laureata in beni culturali)

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