Ho paura (Michele Ricetti e una ragazza diciottenne - educatore e pedagogista)

 

Un giorno dal nulla mi arriva questo sms…

«Hey, tu… 2 settimane fa mi hai chiesto come stavo… e come più o meno sempre ho evitato la risposta; è che dire ‘tutto bene, con te non funziona, lo so già; quindi, di solito lascio perdere perché sotto sotto non so neanche io come sto…É dura, pensavo che tornare in convitto mi avrebbe aiutato, invece, se posso dirlo, è peggio di prima. Lunedì scorso ho letto una frase: if you always think your happiness is somewhere else, it will never be where you are - (se pensi sempre che la tua felicità sia altrove, non sarà mai dove sei).

Te lo giuro, ti giuro che ci sto provando a pensare che sia qui, anche se il ruolo di tutti, in questo momento, sembra sia farti fantasticare sui prossimi anni con le loro domande del ca**o tipo: hai già scelto l’università? ma sai già che lavoro vuoi fare? dove ti vedi tra cinque anni? Ci sto provando a non fantasticare, a non sperare ancora una volta che finito quest’anno ci sia una parte migliore, ma le mie forze, le mie energie sono sotto lo 0.

Mi sembra di camminare su una strada che mi porta indietro anziché avanti. Sono tornati gli attacchi di panico, e sempre più spesso mi sento costretta in quelle quattro mura immaginarie che non mi fanno respirare, sento il cuore che accelera, sento quel peso sul petto che sentivo qualche mese fa, e che sembrava essersene andato. La settimana scorsa ho passato del tempo insieme ad un gruppo di amici e non, e mi ha rianimato come non succedeva da mesi, speravo sarebbe stata la ciliegina sulla torta per ripartire, per tornare ad essere padrona di quel sorriso che mi faceva stare bene, ma non è così, quel sorriso si è ri-nascosto e non so dove è andato, so solo che ha lasciato il posto qualche lacrima e a tanti sorrisi un po’ sforzati. Prossimamente ho deciso di incontrare lo psicologo, e a dire il vero sei il primo a cui lo ammetto, il primo a cui lo dico.

Ho paura, ho paura perché non so come sarà, perché non mi sento di parlare di tutto questo ad uno sconosciuto, seppur sia un professionista, ho paura perché adesso come adesso, di energie da dedicargli, da dedicare a un nuovo inizio ne ho ben poche, e so che non è così che funziona. ma quell’alzarsi controvoglia mi fa forse più paura di tutto il resto.

Ho paura Mitch, ma penso che continuerò a sperare che quella felicità ci sia anche qua, e fino a quando non la trovo stringerò i denti e andrò avanti, d’altronde di scelte non ne ho tante ora come ora. Scusa per questo messaggio troppo lungo, che non so quanto senso possa avere perché buttato giù così, di fretta, scusa perché so che hai già tanto altro a cui pensare. Scusa ma sentivo il bisogno di dirtelo, di ammetterlo, perché so che non è educato non rispondere ad un messaggio, e allo stesso tempo che non è giusto mentire a sé stessi e a chi ti sta intorno»

Non lo nego, ho pianto.

A dirla tutta non volevo nemmeno condividerlo qui, ma parlandone con il mittente del messaggio ci siamo detti: «chissà quanti sono nella stessa situazione, vivono con il peso del giudizio addosso e avrebbero bisogno di sapere che riconoscere di aver paura, spaventa fottutamente, ma dirlo, buttarlo fuori e riconoscerlo lo fa un pochino di meno, e che trovare una persona con cui condividerla aiuta ancora di più».

Ho sentito giudizi di tutti i tipi in questi giorni, da giovani e adulti…e ho pensato guardando quella bara “bianca” che forse, se vogliamo davvero insegnare qualcosa ai nostri bambini e ragazzi dobbiamo tutti, giovani e non, farci un esame di coscienza.

Io ci sono e sono convinto che non solo l’unico…


di Michele Ricetti e una ragazza diciottenne (educatore e pedagogista)


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