Ti va di sorridere?
Il
nostro è un lavoro molto particolare, o meglio, quando si parla di educazione
ci si ritrova sempre in un campo molto particolare che richiede una grande
conoscenza gestionale di specifiche vicende, e a volte capita di aver a che
fare con situazioni delicate e non sempre risolvibili in maniera rapida e
semplice. Personalmente nell’arco degli ultimi mesi, nell’insieme dei vari
cambiamenti, come ad esempio passare da un Centro Estivo all’inizio della
scuola, e di tutte le attività invernali che il CiAGi propone, sono accaduti
degli episodi in cui anche io mi sono ritrovato in difficoltà, perché è proprio
così: educare a volte non è affatto semplice, ci si ritrova in un insieme di
dinamiche, teorie studiate, attitudini personali e soprattutto emozioni che
rendono il tutto più complicato del previsto e prendere delle decisioni in
questi casi richiede un grande coraggio e una grande responsabilità.
La fortuna del mio lavoro però è quella di essere affiancato ad altri educatori che sanno sempre come darmi una mano, e quali consigli darmi.
Ogni giorno tra i vari valori che cerco di trasmettere ai bambini (e non solo) che mi circondano quello per cui mi impegno maggiormente è il trasmettere in loro la voglia di sorridere e di essere felici.
Ma perché è così importante essere felici?
Perché non possiamo semplicemente uscire di casa imbronciati se qualche pensiero ci turba o rimanere con quel “musone” tutta la giornata e concentrarci su altro? Fa davvero la differenza un piccolo sorriso in un mondo che sempre più spesso non fa altro che sottolinearci quante difficoltà ogni giorno ci sono?
Beh, in più di un’occasione mi è capitato al lavoro di vedere bambini tristi o preoccupati per qualcosa: chi aveva preso un brutto voto a scuola, chi faceva fatica a far coincidere sport, compiti e tutti gli altri impegni, chi invece aveva semplicemente paura di approcciarsi con un nuovo bambino per paura di esporsi e mettersi in gioco…Proprio in quei momenti nella più totale spontaneità, la mia prima reazione è sempre stata quella di approcciarmi a loro con un semplice sorriso accompagnato da un: «Tranquillo/a, ti va di parlarne? Troviamo insieme una soluzione?» E forse proprio grazie a quel sorriso, privo di atteggiamento giudicante o “superiore” nella maggior parte delle volte i bambini hanno iniziato a raccontare le loro difficoltà e in meno di quanto mi aspettassi sono tornati allegri a giocare quasi come non fosse successo nulla.
Credo fermamente che spesso un piccolo semplice sorriso da parte nostra e il mettersi in gioco con la voglia di ascoltare i pensieri dell’altro, riesca ad aiutare chi, per un motivo o per un altro, è un po’ giù di morale, lo aiuti a renderlo felice e a farlo stare bene, forse perché dietro ad un piccolo sorriso c’è in realtà un grande impegno nel voler cambiare il mondo che ci circonda, forse perché tutti noi vorremmo vedere le persone a cui teniamo essere serene o forse semplicemente perché sono proprio queste piccole cose quelle che importano e che forse un giorno cambieranno il posto in cui ci troviamo.
Certo, forse un sorriso non sarà in grado di cambiare il mondo, però sono sicuro sarà in grado di cambiare quello di qualcuno. Allora visto che ormai siamo alla fine di quest’anno, mi piacerebbe pensare che nella lista dei buoni propositi che ognuno di noi ha per il 2023 ci sia quello di provare a regalare un po’ più spesso un semplice sorriso a chi magari ne ha più bisogno, così da aiutarci tutti insieme e affrontare un nuovo anno più sereni.
La fortuna del mio lavoro però è quella di essere affiancato ad altri educatori che sanno sempre come darmi una mano, e quali consigli darmi.
Ogni giorno tra i vari valori che cerco di trasmettere ai bambini (e non solo) che mi circondano quello per cui mi impegno maggiormente è il trasmettere in loro la voglia di sorridere e di essere felici.
Ma perché è così importante essere felici?
Perché non possiamo semplicemente uscire di casa imbronciati se qualche pensiero ci turba o rimanere con quel “musone” tutta la giornata e concentrarci su altro? Fa davvero la differenza un piccolo sorriso in un mondo che sempre più spesso non fa altro che sottolinearci quante difficoltà ogni giorno ci sono?
Beh, in più di un’occasione mi è capitato al lavoro di vedere bambini tristi o preoccupati per qualcosa: chi aveva preso un brutto voto a scuola, chi faceva fatica a far coincidere sport, compiti e tutti gli altri impegni, chi invece aveva semplicemente paura di approcciarsi con un nuovo bambino per paura di esporsi e mettersi in gioco…Proprio in quei momenti nella più totale spontaneità, la mia prima reazione è sempre stata quella di approcciarmi a loro con un semplice sorriso accompagnato da un: «Tranquillo/a, ti va di parlarne? Troviamo insieme una soluzione?» E forse proprio grazie a quel sorriso, privo di atteggiamento giudicante o “superiore” nella maggior parte delle volte i bambini hanno iniziato a raccontare le loro difficoltà e in meno di quanto mi aspettassi sono tornati allegri a giocare quasi come non fosse successo nulla.
Credo fermamente che spesso un piccolo semplice sorriso da parte nostra e il mettersi in gioco con la voglia di ascoltare i pensieri dell’altro, riesca ad aiutare chi, per un motivo o per un altro, è un po’ giù di morale, lo aiuti a renderlo felice e a farlo stare bene, forse perché dietro ad un piccolo sorriso c’è in realtà un grande impegno nel voler cambiare il mondo che ci circonda, forse perché tutti noi vorremmo vedere le persone a cui teniamo essere serene o forse semplicemente perché sono proprio queste piccole cose quelle che importano e che forse un giorno cambieranno il posto in cui ci troviamo.
Certo, forse un sorriso non sarà in grado di cambiare il mondo, però sono sicuro sarà in grado di cambiare quello di qualcuno. Allora visto che ormai siamo alla fine di quest’anno, mi piacerebbe pensare che nella lista dei buoni propositi che ognuno di noi ha per il 2023 ci sia quello di provare a regalare un po’ più spesso un semplice sorriso a chi magari ne ha più bisogno, così da aiutarci tutti insieme e affrontare un nuovo anno più sereni.
di Sandy Cusini (educatore)
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