Ho il piacere di conoscerti (Monica Franceschina - educatrice)

 


"Per insegnare il latino a Giovannino non basta conoscere il latino, bisogna soprattutto conoscere Giovannino"*
In una classe di ragazzi delle superiori entra inaspettatamente l’insegnante di sostegno. I compagni si guardano un po’ impauriti, la prof capisce che qualcosa non va ma si siede a fianco a Luca ed osserva. Giulio fa la smorfia ai compagni di stare tranquilli, la prof continua ad osservare. Giulio si avvicina a Luca e gli chiede qualche informazione sul DVD che da giorni porta a scuola. Il suo DVD preferito.
- Wow, anche io ho quel DVD. Ma l’immagine dentro è uguale a quella della custodia?
La prof continua ad osservare.
- Si sì, ugualissima
- Luca sicuro? Mi fai vedere se è come il mio?
- Certo, è il mio dvd preferito.
… impossibile descrivere la faccia di Luca quando apre la custodia e ci trova … IL CD DI TEDESCO 😡!!
Tutta la classe scoppia a ridere ma con un po’ di timore. Guardano la prof, anche lei sorride.
La prof di classe entra e sente la voce di Luca:
 - Pirla ridammelo!
- Luca siamo a scuola! Ti sembra il caso?
- Scusi!
Come dire, oltre il danno la beffa.
Un semplice episodio, forse superficiale ma che conservo.
La prof conosceva bene Giulio e pure Luca (da tempo lo affianca e supporta) e sapeva che non c’era cattiveria in tutto quello: era solo un sano scherzo, uno di quello che tutti abbiamo fatto o subito nella vita, non è intervenuta e in due minuti la situazione è rientrata e così pure il DVD.
Lo conservo perché ho visto tutta la bellezza di un rapporto sincero, non pietismo, non “Political correctness” che adesso va un po’ troppo spesso di moda. Ma qui ho riconosciuto i segni più veri di quella che per me è inclusione.
Ma cosa significa inclusione?
“Ci sono due modi per interpretare l’inclusione:
  • inclusione come prodotto: includere qualcuno, con il rischio che diventi solo un fenomeno normativo
  • inclusione come processo che rende i contesti di apprendimento inclusivi, attraverso l’applicazione condivisa di insegnamenti speciali o di tecniche didattiche inclusive.
La prima di queste interpretazioni del concetto di inclusione, che troviamo nel documento della Buona scuola, nella Legge 107/2015 e in alcuni suoi decreti attuativi, intende includere qualcuno, o singole categorie di studenti con difficoltà che hanno bisogno di persone speciali, che devono essere formate ad hoc. Una specie di ampliamento dell’integrazione ... ma l’inclusione è un’altra cosa!”**
Per me educatrice è davvero un’altra cosa!!
L’inclusione si crea, si trasforma, si blocca, si rimette in moto.
L’inclusione ha bisogno di un lavoro di rete perché già lì impari a includere nel tuo pensiero una professione, una persona, un’idea diversa dalla tua.  Certo all’inizio sembra difficile, laborioso e dispendioso ma questo è il compito di ogni persona che si prende cura di un’altra in qualsiasi modo.
Un educatore non può che lavorare in questo modo, dentro ad un processo di conoscenza e tutto questo va oltre alla disabilità, credo riguardi ognuno di noi.
La vera inclusione, forse, sarà tale quando non servirà più dirselo perché la “normalità” sarà già il posto giusto per ciascuno.

di Monica Franceschina (educatrice)

*Jean-Jacques Rousseau, Emilio, 1762
** Viviana Rossi, Maria Enrica Bianchi (a cura di) "Oggi tutti parlano di inclusione...ma è sempre vera inclusione?" www.latteseditori.it 

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