Coriandoli. La leggerezza della presenza (Thomas Sosio - educatore)

 


Al termine di una festa, rimangono sul pavimento alcuni coriandoli.
Gli invitati sono andati via quasi tutti, allegri e divertiti dall’evento trascorso.
Coriandoli: grandi, piccoli, di colori differenti.
Fermi, immobili.
Ad un certo punto la mano di un bambino afferra un pugno di coriandoli.
Volano, si librano nell’aria liberi e leggeri, per poi ritornare a terra, fermi.
 
Mi piace pensare alla leggerezza dei coriandoli, spinti al volo tra sorrisi e colori. 
Ma che cos’è la leggerezza?  Sicuramente non è superficialità come spesso pensiamo. Essere superficiali vuol dire non andare a fondo, non approfondire una tematica o una relazione. Essere leggeri significa volarci sopra, avvolgere tutto ciò proprio come i coriandoli. Essere leggeri, non significa vivere con distacco o assenza di empatia, ma la leggerezza ci avvicina all’altro, ci aiuta a sentirci parte di una comunità, a essere il filo dell’empatia e della solidarietà.
Italo Calvino scrive: «Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore»*. Un concetto che ci invita ad una leggerezza che è in grado di non dare peso all’inessenziale, al non necessario. Quante volte nella nostra quotidianità diamo importanza a problemi di poco conto o ci crogioliamo in questioni inutili, senza dare spazio al vero essenziale.
Guardiamoci intorno, e diventiamo tutti un po’ leggeri, che non è menefreghismo, ma attenzione e importanza all’essenziale, alle cose vere. Leggerezza non è distacco o distanza, ma una vicinanza silenziosa, sempre presente e attenta. Una presenza che accompagna osserva e cura, come avviene nelle pratiche educative. Come quel sorriso di un bambino vedendo i coriandoli librarsi nell’aria, per pochi secondi. Leggeri, nella consapevolezza che quel gesto di lancio può essere rifatto, più e più volte, perché sta a noi essere leggeri o essere pesanti.
Coriandoli.

di Thomas Sosio (educatore)


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