"Nuda" (Un Cuore che batte - 20 anni)
Un percorso di psicoterapia prevede che vengano fissati, in corso d'opera, degli obiettivi ben precisi che, presumibilmente, al termine del trattamento vengano raggiunti. Il tutto, attraverso l'uso di una strategia terapeutica costruita appositamente per la persona coinvolta e con la persona coinvolta.
Ora, la strategia che la mia psicologa ha scelto di mettere a punto con me durante il mio percorso ha avuto degli "effetti collaterali" non indifferenti sulla mia persona.
Ciò che mi veniva richiesto, in un momento di instabilità, di mancanze e di disorientamento era concentrare tutte le energie che mi rimanevano su di me e sulla ricerca della mia 'essenza', con cui sentivo di aver perso contatto e che sono stata portata a credere di riuscire a trovare solamente scegliendo cosa fare nella vita perché in fondo, l'unica cosa che mi mancava era "l'idea per la quale vivere e morire", così Kierkegaard parlava di scelte di vita.
E sta proprio qui, nella complessità con cui parlo di quel che sentivo e che ancor' oggi sento, uno degli "effetti collaterali" di cui parlavo.
L'attenzione che dovevo prestare a tutto quello che mi succedeva, il dover osservare con cura ogni mio comportamento per poi criticarne gli aspetti in seduta, mi ha portato ad applicare alla mia realtà quotidiana la filosofia dei pessimisti, come nel caso di prima.
Non è interesse quello che mi ha portato ad apprezzare la filosofia, ma pura necessità di dare un senso a quel che mi succedeva, bisogno di trovare il motivo per cui, nonostante la mia nota personalità empatica, gioiosa e serena non fossi più in grado di sentire alcun tipo di connessione con l'altro.
Era così che, da una riflessione che riguardava il mio stato d'animo inquieto, si azionavano i meccanismi della ragione, quelli che, in adolescenza, lavorano fin troppo. Tra i miei pensieri si facevano spazio nuove, forse inutili, preoccupazioni e nuove, forse pericolose, consapevolezze.
Come quella di essere solamente un'egoista fra miliardi di altri egoisti. Qui, entrava in gioco Schopenhauer, che quando ne sentivo l'esigenza, mi ricordava che i rapporti umani si basano necessariamente ed inevitabilmente sull'utilità.
Mi rassicuravo così.
In fondo, l'unica cosa che condividevo con l'altro, era il dolore che il dover vivere provoca nell'essere umano.
Avrei dovuto leggere il "biglietto illustrativo" prima di lasciare che la terapia mi spingesse ad avventurarmi nell'ombra delle mie tenebre, in cui mi sento persa.
Al buio vedo poco e mai oltre.
Mi chiedo se concludere il percorso che ho scelto di interrompere, mi avrebbe permesso oggi di tornare a vedere la luce ed amare l'altro, come ho sempre fatto.
di Un Cuore che batte (20 anni )
Toccante riflessione. Solo qualcuno di molto sensibile e profondo può arrivare a questo.
RispondiElimina"Forse sei già felice e non lo sai"... è un libro di Paolo Borzacchiello.
Prova a leggerlo.
♡
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