«LIBERA…mente» verso un mondo possibile. (di Simone Cusini - educatore)
«Diffidate da chi parla di voi, ma non
parla con voi, distinguete i seduttori dagli educatori»
È questo il consiglio che don Luigi Ciotti
dà a tutti i ragazzi e giovani di Livigno e Trepalle durante la serata in Plaza
Placheda di sabato 18 ottobre.
Poche, ma intense parole che contengono
tanta speranza, fiducia e impegno verso il futuro; il nostro futuro che
riguarda ciascuno di noi e che nessuno può sentirsi escluso nel volerlo
cambiare, costruire e sognare insieme.
Don Ciotti, infatti, ribadisce più volte «l’importanza
centrale delle emozioni e dei sentimenti nella vita di tutti i giorni, la
sensibilizzazione al presente e a ciò che viviamo è motore inesauribile per la
nostra motivazione personale e propensione al cambiamento verso un bene comune».
Sì,
perché, la missione di don Luigi attraverso l’associazione “LIBERA”, è quella
di ricordare a tutti noi che «il futuro è più vicino del passato» e soprattutto
che inizia proprio dal presente, dal qui e ora; c’è quindi bisogno di tanto
coraggio e impicciarsi in prima persona nelle situazioni quotidiane.
Bisogna, allora, imparare a guardare
lontano, oltre, e a guardarsi dentro per agire secondo quella tanto conclamata «etica
che dev’essere un sentimento di corresponsabilità e che prende vita dalla
nostra coscienza e profondità umana».
Egli, infatti, sconsiglia a tutti noi di
comportarci «come i mormoranti che, sembrano stare sempre zitti, ma in realtà
vivono di pettegolezzi senza però sporcarsi mai le mani».
Tutti noi invece dovremmo sentirci
responsabili del futuro e testimoni del presente in prima persona, solo in
questo modo nel nostro “essere sociali” possiamo riconoscere i mille volti,
storie e persone diverse. Una diversità sana e aperta alla condivisione e al
dialogo con l’altro, accogliendo le diversità altrui per potersi arricchire e
scoprire nuovi punti di vista e sguardi sul mondo.
Necessitiamo di un «cambiamento radicale e
non di un semplice adattamento per poter combattere contro l’individualismo
odierno» che ci sta mutando l’idea di ecosistema in delirio di onnipotenza
dell’ego-sistema, in un clima dove ciò che più conta è la mera e immediata
prestazione e l’avere determina sempre di più il nostro essere.
Sempre don Ciotti, durante la serata, ha
chiamato all’appello educatori, insegnanti e genitori ai quali affida per primi
la fondamentale missione di contrastare la crisi di pensiero che dilaga per le
nuove generazioni rimettendo al centro la cultura e l’educazione che sono
generatrici di vita. Però, per poter educare con efficacia, bisogna «stare nel
mondo di oggi, nella realtà del nostro paese e cogliere le grandi questioni con
cui siamo chiamati a confrontarci quotidianamente».
Una missione educativa che non vuole
conformare i valori e principi, ma trasformare e dare gli strumenti adatti ai
giovani per diventare davvero sé stessi e non quel qualcuno che altri vogliono
farci diventare.
La priorità educativa diventa quindi
quella di formare le persone alla responsabilità, all’amore verso gli altri e
verso la natura cercando di stare al passo con le loro sensibilità per poterli
rendere liberi senza mettere in vendita la loro libertà per scopi personali ed
egoistici.
In conclusione, in fondatore dell’Associazione
“LIBERA” ci ricorda che è «estremamente urgente e necessario» un altro mondo
possibile dove ognuno possa portare il proprio contributo e dove i nostri
ragazzi possano sognare un futuro possibile, un altrove migliore di questo
presente negante e così inospitale per loro.
E quindi, anche io ora, come don Luigi
sogno «La città educativa» nella quale scuola, sanità, cultura e mondo sociale
creino davvero, collaborando tra loro, fondamenta solide sulla quale possano
poggiare le nuove generazioni cariche di sogni ed entusiaste per il futuro
sentendosi al sicuro e accompagnati verso un cambiamento possibile e
realizzabile.
Non servono grandi sconvolgimenti o gesti eclatanti; anzi! Basta pensare di essere come la formica che ha due stomaci: uno per nutrire sé stessa e l’altro per alimentare e sostenere chi ha più bisogno.
di Simone Cusini (educatore)
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