Fiumi di parole...a volte anche no! (di Vincenzo Morcelli - educatore)
Durante la scorsa estate e nel periodo autunnale all'interno delle attività del Centro di Aggregazione Giovanile, nell'ambito del Progetto H, sono stati proposti alcuni percorsi di Danza Movimento Terapia (1) con alcuni ragazzi, anche in collaborazione con il Centro Diurno Disabili.
Tale approccio promuove «l'utilizzo del corpo e del movimento per attivare canali di espressione di base, dove gli strati più profondi della personalità sono resi progressivamente condivisibili all'interno di una relazione significativa». (2)
Il movimento e l'espressione del corpo sono dunque mezzo e strumento di integrazione e crescita emotiva e sociale, andando a creare un ambiente facilitante in cui è possibile esprimere e organizzare vissuti corporei e affettivi.
Il laboratorio puntava a far vivere un’esperienza di libertà in una cornice strutturata focalizzando l’attenzione sull’individuo e utilizzando un linguaggio universale.
Personalmente, conoscendo poco tale approccio, ho provato semplicemente a vivere quest’esperienza lasciandomi coinvolgere e provando a condividere al meglio quest’opportunità. È stato bello!
È stato bello poter ascoltarmi, riscoprendo pensieri e sensazioni apparentemente banali, ma allo stesso tempo importanti.
È stato bello poter osservare chi c'era con me, la semplicità nel loro essere, la naturalezza e verità con cui hanno vissuto il tutto.
È stato bello sentire la potenza della comunicazione di gesti, sguardi, espressioni del volto; senza parlare ci siamo detti tanto, era evidente l’unicità di ciascuno potendoci così riscoprire in modo “nuovo”.
È stato bello constatare la grande capacità e potenzialità comunicativa del movimento e l’assenza di parola che a differenza del linguaggio verbale - che ha regole rigide di struttura e di organizzazione - sanno dire molto.
L’attività ha richiesto sicuramente uno sforzo personale che, senza giudizio, uno decide o no di mettere in pista. Prima di sentire gli altri uno deve sentire sé stesso e questo, non nascondiamoci, può essere molto faticoso, ma allo stesso tempo un dono prezioso.
Un valore aggiunto di questo percorso, che ho apprezzato molto, è stato poi il poter condividere questo con i miei colleghi che in vario modo ci hanno creduto e si sono lanciati in quest’avventura e che, secondo me, hanno contribuito a dare ancor più valore alla riuscita della proposta sapendo creare un clima speciale difficile da raccontare a parole.
Sono state progettualità sviluppate in un arco di tempo definito e limitato, ma che mi hanno ricordato, come qualcuno di noi ha scritto al termine dell’esperienza, «l’importanza di ascoltare con gli occhi, guardare con le mani, sentire con la pancia, gustare con le orecchie, toccare con il cuore».
Tale approccio promuove «l'utilizzo del corpo e del movimento per attivare canali di espressione di base, dove gli strati più profondi della personalità sono resi progressivamente condivisibili all'interno di una relazione significativa». (2)
Il movimento e l'espressione del corpo sono dunque mezzo e strumento di integrazione e crescita emotiva e sociale, andando a creare un ambiente facilitante in cui è possibile esprimere e organizzare vissuti corporei e affettivi.
Il laboratorio puntava a far vivere un’esperienza di libertà in una cornice strutturata focalizzando l’attenzione sull’individuo e utilizzando un linguaggio universale.
Personalmente, conoscendo poco tale approccio, ho provato semplicemente a vivere quest’esperienza lasciandomi coinvolgere e provando a condividere al meglio quest’opportunità. È stato bello!
È stato bello poter ascoltarmi, riscoprendo pensieri e sensazioni apparentemente banali, ma allo stesso tempo importanti.
È stato bello poter osservare chi c'era con me, la semplicità nel loro essere, la naturalezza e verità con cui hanno vissuto il tutto.
È stato bello sentire la potenza della comunicazione di gesti, sguardi, espressioni del volto; senza parlare ci siamo detti tanto, era evidente l’unicità di ciascuno potendoci così riscoprire in modo “nuovo”.
È stato bello constatare la grande capacità e potenzialità comunicativa del movimento e l’assenza di parola che a differenza del linguaggio verbale - che ha regole rigide di struttura e di organizzazione - sanno dire molto.
L’attività ha richiesto sicuramente uno sforzo personale che, senza giudizio, uno decide o no di mettere in pista. Prima di sentire gli altri uno deve sentire sé stesso e questo, non nascondiamoci, può essere molto faticoso, ma allo stesso tempo un dono prezioso.
Un valore aggiunto di questo percorso, che ho apprezzato molto, è stato poi il poter condividere questo con i miei colleghi che in vario modo ci hanno creduto e si sono lanciati in quest’avventura e che, secondo me, hanno contribuito a dare ancor più valore alla riuscita della proposta sapendo creare un clima speciale difficile da raccontare a parole.
Sono state progettualità sviluppate in un arco di tempo definito e limitato, ma che mi hanno ricordato, come qualcuno di noi ha scritto al termine dell’esperienza, «l’importanza di ascoltare con gli occhi, guardare con le mani, sentire con la pancia, gustare con le orecchie, toccare con il cuore».
(1) È una pratica professionale utile a promuovere le risorse creative
personali per incentivare il benessere personale e sociale, a supporto dell’armonizzazione
di manifestazioni psichiche, somatiche e sociali.
(2) https://www.arttherapyit.org/la-danza-movimento-terapia/
di Vincenzo Morcelli (educatore)
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