La "retta via" non è mai una linea retta. (di Beatrice Pradella - psicologa)
Dallo scorso settembre lavoro come educatrice all’Open Space, uno spazio aperto all’interno del CiAGi Livigno in cui gli adolescenti di Livigno e Trepalle hanno la possibilità di incontrarsi, confrontarsi e condividere del tempo insieme.
A volte mi capita di assistere, ma soprattutto ascoltare, qualche loro «trasgressione» e mi chiedo come interpretare questi loro gesti e azioni sbagliate. Cosa mi stanno comunicando?Una richiesta di aiuto? Una modalità per attirare l’attenzione a sé?
Credo con fermezza che in ciascuno di loro ci sia una scintilla di bellezza e il ruolo di noi educatori sia quello di risvegliare questa scintilla. Non c’è nessun ragazzo, neanche il più trasgressivo, il più “teppista”, neanche quello che gioca male la sua libertà, che non abbia dentro di sé una potenzialità di bellezza e di riscatto.
Sono sempre più convinta che dentro le manifestazioni, anche più ingovernabili e inaccettabili, di indisciplina ci sia un messaggio che va ascoltato, un grido di solitudine o di sofferenza, un bisogno di attenzioni o di cura, che per uscire necessita di un ascolto attivo e presente. Inizialmente si dovrà tenere conto che nove volte su dieci, si tratterà di ascoltare silenzi, si dovrà lasciar parlare i vuoti. Ci vorrà molta pazienza e il tempo necessario per instaurare uno spazio di riflessione aperto alla condivisione e al dialogo.
Ma solo avendo fiducia in loro, si potrà avere accesso al loro mondo.
Sicuramente, non nascondo, che sia necessario impedire ai ragazzi di nuocere a sé stessi e agli altri, bisogna tutelarli e tutelare chi è intorno a loro da comportamenti irresponsabili e dannosi. Ma questo credo sia solo il primo step. Quello successivo, quello decisivo, è domandarsi e domandare loro che cosa, con le loro parole e le loro azioni, stanno comunicando. Perché ogni provocazione nasconde un messaggio, decifrabile solo da parte di coloro che gli dedicano la giusta attenzione.
Tante volte, infatti, gli adulti sono infastiditi dai continui atti di ribellione e di trasgressione dei propri figli. Sono irritati dal rumore della provocazione e pensano solo a stroncarla, illudendosi così di riportare un po’ di ordine. Ma l’ordine riportato con la forza è provvisorio, temporaneo, instabile. Bisogna ricordare che la “retta via” non è mai una linea retta.
La modalità più funzionale ed efficace è molto più complicata: avere autocontrollo, provare a sospendere il giudizio e, senza filtri, dare spazio di parola al ragazzo che ci sta provocando e allo stesso tempo sta cercando una nostra reazione, ascoltare davvero prima di arrivare alle conclusioni. Non si tratta di giustificare tutte le azioni sbagliate, ma di provare a comprendere cosa spinge a farle, perché ogni ragazzo è un universo ed è molto di più delle azioni sbagliate che fa. Forse dietro a un’azione sbagliata e trasgressiva tipica di un adolescente (con tanto di parolacce annesse), potremmo scoprire il desiderio di uno sguardo attento, di un po’ di affetto, di un abbraccio in cui perdersi, di un volto di cui fidarsi. Tutte cose che richiedono il tempo che spesso noi adulti non abbiamo, ma che dobbiamo trovare, se vogliamo costruire un rapporto sano e di fiducia, e soprattutto, un futuro felice.
di Beatrice Pradella (psicologa)
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