L'essere educatori è meravigliarsi (di Chiara Confortola - educatrice e danza movimento terapeuta)

 


L’incontro è finito. 
Dopo giorni di telefonate, confronti, lacrime e perplessità…l’incontro è finito. 
Abbiamo sentito la necessità di fermarci un attimo, di parlare e discutere di alcune questioni e incomprensioni.
L’incontro è finito. 
L’incontro è finito con un abbraccio e la frase “Noi ci siamo. aspettiamo!”.
Chi l’avrebbe mai detto.

L’essere educatori è meravigliarsi di quanto un processo di crescita, più o meno lungo, possa portare al raggiungimento di alcune delle tappe prefissate. La continua mediazione tra individui, enti, persone di cui ci prendiamo cura ci espone ad una continua ricerca di noi e del ruolo che abbiamo in un contesto che è ampio e complesso. 
L’essere mediatori può voler dire negoziare e avere a che fare con il conflitto. 
Il nostro lavoro è un complesso intreccio di fili che si incontrano, a partire dalle relazioni con le persone che accompagniamo e ancora di più con le famiglie, i servizi, la scuola ed è nostro compito far sì che quel filo non si annodi, non crei degli intralci o ostacoli sul percorso di crescita. In questo tessere relazioni i protagonisti sono esseri umani, ognuno con il proprio ruolo e predisposizione e succederà che nell’intreccio compaiano dei nodi, alcuni passaggi siano più faticosi, alcune volte il filo sia rilasciato e altre molto teso e magari si strapperà. Potrà succedere, siamo educatori non super eroi. Siamo educatori e siamo professionisti e sappiamo che da quella rottura si deve ripartire. Non sarà la fine, ma sarà un nuovo inizio. La riparazione sarà lì, visibile e noi proseguiremo il nostro lavoro per creare, insieme, un lavoro di tessitura senza eguali.

L’incontro è finito, da un po’ di tempo ed io, oggi, mi rendo conto che quel nodo che abbiamo dovuto fare al filo per proseguire, è parte integrante del nostro lavoro di tessitura. 
Anzi, è il nostro lavoro di tessitura. 

di Chiara Confortola

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