«Gli albanesi spacciano, anche perché gli italiani comprano» (di Michele Ricetti - educatore e pedagogista)
La potente frase che ho scelto come titolo di questo spunto, non è farina
del mio sacco, ma di una ragazza albanese di 15 anni che stanca di essere
additata per quanto successo in questi giorni si è sfogata con i suoi pari
usando proprio questa frase.
Le notizie di quanto avvenuto nella nostra località dopo l’importante operazione della Polizia di Stato – a cui va il nostro grazie - ha dato un colpo non indifferente alla mafia presente anche sul territorio di Livigno e Trepalle.
Aldilà dei titoloni altisonanti che addossano – quasi esclusivamente - alla sola comunità degli albanesi il traffico di droga presente sul territorio, quando è ovvio che anche loro sono all’interno di un’organizzazione molto più ampia che si avvale dell’aiuto di italiani del territorio e non, sviano da qual è il vero problema, cioè di come il mondo giovane e adulto sia in difficoltà.
Forse è arrivato il momento di riconoscere che non sono solo i ragazzi ad essere al centro dell’attenzione di criminali senza scrupolo – come spesso si sente dire di alcuni ragazzi – ma che anch’essi sono parte di un sistema estremamente pericoloso che li porta a fare i galoppini a/e per conto di gente adulta. Perché i consumatori delle note sostanze – vedi cocaina – sono soprattutto giovani e adulti.
Dispiace, perché i titoloni – ripresi anche da ministri della Repubblica – rincarano la dose sulle responsabilità albanesi senza consapevolizzare la realtà dei cittadini che sono presenti sul territorio sul fatto che siamo tutti responsabili del nostro prossimo e che puntare il dito su una o l’altra nazione non aiuta nessuno.
Non è certo mia intenzione difendere quella o quell’altra etnia albanese, domenicana, marocchina o italiana che sia. Ciascuno degli arrestati o dei coinvolti dovrà assumersi la responsabilità di quanto avvenuto e iniziare a collaborare per fare in modo che davvero le nostre realtà siano quelle perle uniche da valorizzare, e non un paese dei balocchi per mafie con o senza bandiera.
Credo sia urgente un esame di coscienza da parte di tutti e renderci conto – riprendendo le parole di don Diego Fognini – che «bisogna che ognuno di noi si faccia carico di queste situazioni e cominci a denunciare certi atteggiamenti di cui veniamo a conoscenza»[1] e «diventare una comunità – su tante questioni – che sia “monitorante” e si prenda a cuore i problemi della collettività», come ci ha ricordato anche d. Luigi Ciotti nell’incontro a Livigno lo scorso ottobre, e che alla luce di quanto successo vi invito a riascoltare[2].
Le notizie di quanto avvenuto nella nostra località dopo l’importante operazione della Polizia di Stato – a cui va il nostro grazie - ha dato un colpo non indifferente alla mafia presente anche sul territorio di Livigno e Trepalle.
Aldilà dei titoloni altisonanti che addossano – quasi esclusivamente - alla sola comunità degli albanesi il traffico di droga presente sul territorio, quando è ovvio che anche loro sono all’interno di un’organizzazione molto più ampia che si avvale dell’aiuto di italiani del territorio e non, sviano da qual è il vero problema, cioè di come il mondo giovane e adulto sia in difficoltà.
Forse è arrivato il momento di riconoscere che non sono solo i ragazzi ad essere al centro dell’attenzione di criminali senza scrupolo – come spesso si sente dire di alcuni ragazzi – ma che anch’essi sono parte di un sistema estremamente pericoloso che li porta a fare i galoppini a/e per conto di gente adulta. Perché i consumatori delle note sostanze – vedi cocaina – sono soprattutto giovani e adulti.
Dispiace, perché i titoloni – ripresi anche da ministri della Repubblica – rincarano la dose sulle responsabilità albanesi senza consapevolizzare la realtà dei cittadini che sono presenti sul territorio sul fatto che siamo tutti responsabili del nostro prossimo e che puntare il dito su una o l’altra nazione non aiuta nessuno.
Non è certo mia intenzione difendere quella o quell’altra etnia albanese, domenicana, marocchina o italiana che sia. Ciascuno degli arrestati o dei coinvolti dovrà assumersi la responsabilità di quanto avvenuto e iniziare a collaborare per fare in modo che davvero le nostre realtà siano quelle perle uniche da valorizzare, e non un paese dei balocchi per mafie con o senza bandiera.
Credo sia urgente un esame di coscienza da parte di tutti e renderci conto – riprendendo le parole di don Diego Fognini – che «bisogna che ognuno di noi si faccia carico di queste situazioni e cominci a denunciare certi atteggiamenti di cui veniamo a conoscenza»[1] e «diventare una comunità – su tante questioni – che sia “monitorante” e si prenda a cuore i problemi della collettività», come ci ha ricordato anche d. Luigi Ciotti nell’incontro a Livigno lo scorso ottobre, e che alla luce di quanto successo vi invito a riascoltare[2].
di Michele Ricetti (educatore e pedagogista)
[1] SUSANNA ZAMBON, 2024. Criminali e nuove droghe. Stiamo vicino ai giovani. La Provincia di Sondrio, 20.03, p14
[2] Livigno! Non lasciamoci rubare il nostro futuro. 14.09.23, https://www.youtube.com/watch?v=7rubrVp2AvU
Commenti
Posta un commento