Giro la testa (di Thomas Sosio - educatore)
Livigno si tinge di rosa in questi giorni.
Sarà arrivo di tappa del giro d’Italia, un’occasione storica per tutti gli appassionati di ciclismo e non solo.
Un tappone montano, tra salite, dislivello e spettacolo e poi che di meglio c’è di un arrivo in quota dopo aver macinato chilometri e chilometri. Sicuramente sarà uno spettacolo fatto di fatica e passione. Indubbiamente il ciclismo ci insegna a guardare avanti, metro dopo metro, salita dopo salita, testa bassa e via verso il traguardo, da solitari o in sprint.
Mi è sempre piaciuta la metafora della squadra, del gregario che lavora per il top player, del team che supporta e spinge il capitano per costruirgli la vittoria. Sicuramente uno sport avvincente e pieno di spettacolo, fughe, paesaggi e tappe storiche.
Tutto questo mi fa paragonare la grande corsa rosa al viaggio sociale di una comunità, salite discese, vento, sole, neve, pioggia, il cammino verso il futuro è fatto di tutto ciò, ma è fatto soprattutto di persone e cittadini che abbiano il coraggio di girare la testa verso chi rimane indietro. Verso quelle persone che non tengono il passo, che faticano nelle salite più ripide o cadono nelle discese perché troppo veloci o insidiose.
Mi piace girare la testa intorno a me, e magari fermarmi e tendere la mano a chi, per fatica o “intemperie” sociali sia in difficoltà. Alla fine, tutti arriviamo al traguardo, ma chi è davvero il vincitore? Chi è arrivato primo o chi ha costruito e supportato il viaggio nel migliore dei modi?
Si potrebbe fare una serie di elenchi infiniti, ma nel girare la testa, per un attimo perdo la concentrazione sul mio focus e provo a guardare indietro, la strada che ho fatto, ripensando alla fatica, cercando qualcuno che mi accompagni fino alla fine della salita e seguo la sua scia.
Un cammino, un viaggio, tappa dopo tappa, avendo presente la meta, ma camminando insieme, accanto.
Giro la testa e mi fermo un attimo, non mi concentro solo su me stesso, ma su chi e cosa ho intorno a me.
Giro la testa per guardare avanti, per chiedermi dove sto andando e con chi condivido questo viaggio. Francesco Moser diceva: «Prima ancora di vincere o perdere, il ciclismo è rispondere "Presente!". Io ci sono.»
E allora siamo-CI e a volte giriamo la testa per essere più presenti nella nostra società e vincere, insieme.
Sarà arrivo di tappa del giro d’Italia, un’occasione storica per tutti gli appassionati di ciclismo e non solo.
Un tappone montano, tra salite, dislivello e spettacolo e poi che di meglio c’è di un arrivo in quota dopo aver macinato chilometri e chilometri. Sicuramente sarà uno spettacolo fatto di fatica e passione. Indubbiamente il ciclismo ci insegna a guardare avanti, metro dopo metro, salita dopo salita, testa bassa e via verso il traguardo, da solitari o in sprint.
Mi è sempre piaciuta la metafora della squadra, del gregario che lavora per il top player, del team che supporta e spinge il capitano per costruirgli la vittoria. Sicuramente uno sport avvincente e pieno di spettacolo, fughe, paesaggi e tappe storiche.
Tutto questo mi fa paragonare la grande corsa rosa al viaggio sociale di una comunità, salite discese, vento, sole, neve, pioggia, il cammino verso il futuro è fatto di tutto ciò, ma è fatto soprattutto di persone e cittadini che abbiano il coraggio di girare la testa verso chi rimane indietro. Verso quelle persone che non tengono il passo, che faticano nelle salite più ripide o cadono nelle discese perché troppo veloci o insidiose.
Mi piace girare la testa intorno a me, e magari fermarmi e tendere la mano a chi, per fatica o “intemperie” sociali sia in difficoltà. Alla fine, tutti arriviamo al traguardo, ma chi è davvero il vincitore? Chi è arrivato primo o chi ha costruito e supportato il viaggio nel migliore dei modi?
Si potrebbe fare una serie di elenchi infiniti, ma nel girare la testa, per un attimo perdo la concentrazione sul mio focus e provo a guardare indietro, la strada che ho fatto, ripensando alla fatica, cercando qualcuno che mi accompagni fino alla fine della salita e seguo la sua scia.
Un cammino, un viaggio, tappa dopo tappa, avendo presente la meta, ma camminando insieme, accanto.
Giro la testa e mi fermo un attimo, non mi concentro solo su me stesso, ma su chi e cosa ho intorno a me.
Giro la testa per guardare avanti, per chiedermi dove sto andando e con chi condivido questo viaggio. Francesco Moser diceva: «Prima ancora di vincere o perdere, il ciclismo è rispondere "Presente!". Io ci sono.»
E allora siamo-CI e a volte giriamo la testa per essere più presenti nella nostra società e vincere, insieme.
di Thomas Sosio
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