Che cos'è l'etica? (di Sandy Cusini - educatore)

 


È settembre, i giorni sono accompagnati da un freddo gelido, meno ore di luce, e più ore di buio; le giornate si stanno accorciando sempre di più, ma all’improvviso si sono riempite di mille impegni, nuovi inizi e nuove emozioni.
È iniziata la scuola!
È buffo, fino a pochi giorni fa eravamo tranquilli, consapevoli che ogni cosa si sarebbe potuta fare con tutta la calma del mondo, mentre adesso tutto sembra chiedere di poter rallentare, perché non riusciamo a stare al passo. Ritorno a scuola, nuovi bambini e nuovi volti pieni di curiosità e di un filo di buon timore! Cerco con lo sguardo i bambini che ormai mi vedono tra i corridoi da ben quattro anni; sono felice di rivederli e viceversa, l’entusiasmo quest’anno è grandissimo! I primi giorni di scuola però, si sa, sono sempre i più difficili, è dura ritornare alla routine scolastica, soprattutto dopo aver vissuto un’estate meravigliosa piena di momenti indimenticabili ed emozionanti passati al CiAGi.
Mi si avvicina un bambino che conosco da molti anni e che con tono scherzoso mi chiede: «Ma perché tu non fai il maestro?». Sorrido perché lui non è il primo a farmi questa domanda, anzi, e sempre sorridendo gli rispondo che al momento non posso farlo, e che l’idea in realtà non mi piace molto.
Il bambino allora mi guarda e riformula la domanda: «Ma dai, sarebbe bello però, se tu facessi il MIO maestro!». Percepisco un po’ di malinconia questa volta nella sua voce e provo ad immaginarmi il motivo di questa sua tristezza. Così ci penso bene prima di rispondergli perché in genere a questa domanda rispondo sempre con un «Ma dai, tu che passi l’estate intera con me a giocare, affrontare sfide, fare il “giuppino” e raccontarmi tutte le tue avventure con i tuoi amici, pensi davvero che potrei insegnare? Non riuscirei a “stare dietro” ad una cattedra così tanto tempo con il tono di voce severo a far rispettare il silenzio e a spiegare per chissà quante ore parlando solo di scuola».
Questa volta mi faccio più serio e gli rispondo «Non posso essere il tuo maestro, ci sono cose giuste e cose sbagliate e questa – per come sono fatto - sarebbe una di quelle».
Lui rincalza: «Ma come? Impossibile, tu sei capace di stare con i bambini, dai! Lo fai sempre».
Ci spostiamo un attimo da parte nel corridoio per far passare i suoi compagni in classe, prima di sfrecciare anche noi con loro e cerco di rispondergli nella maniera più chiara e semplice possibile:
 «Vedi, quello che faccio io in questo momento è stare a fianco a chi ha un po’ più bisogno di me, è un mestiere un po’ complicato che assomiglia in certi aspetti a quello che fa un maestro. Anche io insegno, ma lo faccio con modi diversi, senza barriere, senza ostacoli che mi rallenterebbero nel farlo». Gli spiego che non insegno una materia, ma insegno come si sta con gli altri e “come si fanno alcune cose”.
A questo punto, con lo sguardo di chi non vuole arrendersi alla prima spiegazione, il bimbo mi pone la domanda più scontata, quella mi aspettavo dall’inizio, quella che mi piace definirla la domanda dei bambini perché a volte per trovare una risposta si entra in un loop davvero lungo. «Perché!?».
Avrei voluto rispondergli in maniera completa, spiegandogli bene il perché, ma mi rendo conto che non c’è tempo e che non era il caso di scatenare alle 8 del mattino “la valanga dei perché”.
Avrei voluto rispondergli che è questione semplicemente di Etica, un insieme di valori che regolano il nostro modo di fare in relazione agli altri e ci permettono di giudicare il nostro comportamento rispetto al bene e al male, a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato. Una parola per lui probabilmente troppo difficile, un concetto troppo complicato che implicava tante altre domande. Avrei voluto rispondergli che ciò che più vorrei della sua vita è che da grande anche lui si comportasse in maniera etica stando molto attento a chi lo circonda, prestando attenzione alle sue scelte perché ogni nostra azione, anche la più piccola ed apparentemente insensata, si riflette su chi ci sta intorno, nel bene e nel male.
Mi limito però solamente ad abbracciarlo, tenendo tutto questo discorso ben saldo nella mia mente e rassicurandolo gli rispondo semplicemente «perché secondo me è la cosa giusta!».
Finito l’abbraccio nessun altro perché, solo un grande sorriso. Entriamo in classe e sono soddisfatto perché mi rendo conto che un piccolo bambino, ha capito senza grandi spiegazioni, che cosa l’etica sia.
E voi, vi siete mai trovati a dover spiegare cosa sia l’etica o ad affrontare una scelta eticamente corretta?
Che questo spunto possa essere magari l’inizio di un nuovo insegnamento…o di qualche domanda.

di Sandy Cusini

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