Non sono altro che... (di Valeria Rodigari - educatrice)

 


Qualche settimana fa si è svolto il sessantacinquesimo Festival di Sanremo, che piaccia o no credo che la musica sia un potente mezzo per trasmettere messaggi. Durante questo festival una canzone mi ha colpito più di altre, sia per la personalità che l'artista ha mostrato sul palco, sia per il testo d'impatto che mi ha fatto riflettere su diversi temi, si tratta di “Volevo essere un duro” di Lucio Corsi.
Sono educatrice di classe in una classe delle medie e durante una lezione di educazione civica abbiamo analizzato insieme ai ragazzi il testo di questa canzone e i messaggi che in essa sono racchiusi. Facendoci ispirare dal testo abbiamo proposto loro un’attività creativa in cui attraverso l’utilizzo di immagini prese da riviste dovevano rispondere alla domanda “Chi sono io?”
«Volevo essere un duro/
che non gli importa del futuro/
un robot, un lottatore di sumo/
uno spaccino in fuga da un cane lupo/
alla stazione di Bolo…»
Quante volte ci siamo nascosti dietro la faccia da duri, fingendo che non ci importasse di ciò che stava succedendo, mostrando di essere forti e invincibili, a volte per orgoglio, altre per non apparire fragili e far vedere che ci eravamo rimasti male.
Facendo credere a noi stessi di essere senza paure, impenetrabili dalle difficoltà di ciò che accade nella realtà.
«Però non sono nessuno/
non sono nato con la faccia da duro/
ho anche paura del buio/
se faccio a botte le prendo/
così mi truccano gli occhi di nero…»
Allo stesso tempo però ci accorgiamo di essere vulnerabili, di avere fragilità e debolezze, di aver paura di non rispondere alle aspettative di una società che ci vorrebbe tutti campioni e che tende a premiare chi si mostra forte e sicuro di sé.
«Ma non ho mai perso tempo/
è lui che mi ha lasciato indietro»
Quante volte ci siamo sentiti impotenti di fronte al mondo che scorre veloce, senza riuscire a stare al ritmo, come se ci fosse un tempo prestabilito entro cui raggiungere alcune tappe, altrimenti si corre il rischio di essere fuori tempo. Dimenticandoci del valore che ognuno attribuisce a un momento, che non può essere misurato e paragonato a quello di nessun'altro. Un discostamento tra il tempo intimo e personale che viviamo e il tempo prestabilito e performante di cui la società sembra farci sentire il peso.
“Quanto è duro il mondo per quelli normali…”
Quante volte abbiamo pensato di essere soltanto delle persone comuni, senza un talento speciale di cui andare fieri, delle persone normali che hanno una vita normale, con la solita routine e mille pensieri per la testa. Come se si dovesse per forza avere qualcosa di speciale che ci faccia brillare per emergere altrimenti ci si confonde semplicemente tra la folla, dimenticandoci di essere una persona unica e inimitabile.
Al giorno d'oggi credo che la normalità consista nel mostrare sé stessi, nell'accettare le proprie debolezze e nel far fiorire i nostri pregi, senza snaturare chi siamo veramente.
“Perché in fondo è inutile fuggire dalle tue paure”
Quante volte abbiamo desiderato di scappare dalle nostre paure, di lasciarcele alle spalle, eppure il primo passo per affrontarle è riconoscerle, darle un volto, prenderle per mano e scoprire ciò che ci sta dietro, andando oltre a ciò che vediamo e sentiamo, cercando piano piano di farle diventare amiche.
«Vivere la vita è un gioco da ragazzi/
io, io volevo essere un duro/
però non sono nessuno/
non sono altro che Lucio/
NON SONO ALTRO CHE LUCIO»
La frase finale credo che sintetizzi alla perfezione il messaggio della canzone: accettare sé stessi per ciò che si è davvero, al di là delle aspettative altrui, diventando e vivendo la versione più autentica di sé stessi.
 
Credo che questa canzone ci ricordi la bellezza dell'essere una persona normale, magari senza un talento straordinario visibile, ma sicuramente con una personalità unica e inimitabile frutto della vita vissuta.
 
To be continued…(fine prima parte)

Valeria Rodigari

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