Non sono altro che...ma chi sono io? (di Valeria Rodigari - educatrice)

 


La canzone “Volevo essere un duro” di Lucio Corsi è stata un ottimo punto di partenza per l'attività proposta ai ragazzi durante una lezione di educazione civica.
Dopo l'ascolto del brano, l'individuazione dei nuclei tematici principali, la riflessione e il confronto sulle diverse tematiche, è stato proposto ai ragazzi un laboratorio dal titolo “Chi sono io?”.
I ragazzi avevano a disposizione dei giornali e delle riviste per creare un collage, composto da immagini, che raccontasse qualcosa di loro e descrivesse la persona che sono.
Ognuno di loro aveva un foglio bianco che poteva gestire liberamente decidendo come gestire lo spazio, se utilizzare il foglio in verticale o orizzontale, se concentrare tutte le immagini in un punto, oppure sparpagliarle per il foglio, se utilizzare tante o poche immagini, se aggiungere delle scritte oppure no.
Durante l'attività regnava il silenzio, cosa molto strana all'interno di una classe composta da 26 ragazzi e ragazze preadolescenti che trovano qualsiasi scusa per scambiare quattro chiacchiere, l'unico rumore che si sentiva era lo sfogliare delle pagine alla ricerca di qualche immagine che potesse raccontare e descrivere qualcosa di sé. I volti erano concentrati, qualcuno andava a colpo sicuro come se avesse la risposta pronta, altri continuavano a sfogliare e nei loro occhi mi sembrava di leggere la confusione tipica dell'adolescenza in cui spesse volte nemmeno tu sai chi sei.
Finito il collage i ragazzi dovevano scrivere un testo che spiegasse il significato simbolico attribuito alle immagini scelte e l'organizzazione dello spazio, la scelta degli spazi vuoti, la disposizione delle immagini, la scelta di mettere delle frasi oppure no.
Anche durante questo momento l'unico rumore che si sentiva erano le dita che scorrevano sulla tastiera e piano piano pezzettini di vita uscivano e andavano a riempire il foglio virtuale.
Il risultato è appeso alla parete. Un collage composto da tanti pezzettini diversi, unici e pieni di vita, storie che si intrecciano e che per 5 ore, 6 giorni su 7 condividono le mura di quella classe. Ognuno di loro riempie la classe a modo proprio: c'è chi è più estroverso e chiacchiera con chiunque, chi invece è più timido e preferisce stare in disparte, c'è chi ha le idee chiare per il futuro, chi invece, non sa cosa farà domani, c'è chi è attento e partecipa e chi si distrae facilmente e parte per viaggi mentali lunghissimi.
Quei pezzettini di vita che ho avuto la fortuna di respirare dicono tanto su di loro, sul loro modo di essere, di stare a scuola, di relazionarsi con gli altri. Tutti loro sono unici e inimitabili, ognuno con una propria storia personale diversa da chiunque altro, una personalità speciale, un bagaglio di esperienze differenti.
 
Credo che in un'età così delicata sia fondamentale che la scuola offra ai ragazzi alcuni momenti di EDUCAZIONE EMOTIVA, che li aiuti a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e degli altri. L'educazione emotiva favorisce la gestione delle emozioni, migliorando la capacità di affrontare situazioni stressanti e conflitti; promuove relazioni interpersonali più sane e rispetto reciproco; contribuisce allo sviluppo di una mente aperta ed empatica. Essa supporta il benessere psicologico degli studenti, creando un ambiente scolastico positivo, dove gli studenti si sentono sicuri e motivati, promuovendo una cultura di accettazione.

Valeria Rodigari

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