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A CHE SERVE STUDIARE?

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  Ci stiamo avvicinando alla fine dell’anno scolastico, al temuto “verdetto finale”, insieme ai ragazzi viviamo quel periodo in cui il desiderio di riuscire a farcela, il voler mettercela tutta per riuscire a “tirar su” le ultime materie viene intervallato dalla stanchezza che si fa sempre più sentire. Cosi i ragazzi si chiedono: ma a cosa serve studiare? A che cosa mi serve sapere come si calcola l’area del rombo?   E di Napoleone? A cosa mi serve? Probabilmente, anche a noi adulti queste domande, lette così non serviranno davvero a niente. Allora ci si chiede come far capire ai ragazzi quanto davvero è importante “perdere tempo sui libri”, che studiare servirà loro per imparare a prendere delle decisioni, importanti o meno. Servirà a conoscere le imprese da cui prendere ispirazione e gli errori da non ripetere. Servirà per non credere a tutto. Servirà per non farsi ingannare. Studiare: è la forza di desiderare e lottare per qualcosa in cui credi. Forse non servi

COGLI L'ATTIMO

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  Quante volte presi dall'ansia del futuro o ancora spaventati dai fantasmi del passato non godiamo pienamente il presente.  Oppure tendiamo a rimandare opportunità e situazioni che a volte andrebbero colte al volo. A volte è proprio la vita che ce le prepara sul nostro percorso, ma sta a noi poi saperle recepire e sfruttare. Quante volte ci diciamo che il tempo sembra volare, che sembrava ieri che iniziava l'anno...bisognerebbe però imparare a vivere pienamente nel presente senza che il tempo diventi fonte di angoscia.  E' vero non possiamo fermare il tempo, ma possiamo fargli perdere tempo...se solo imparassimo a rallentare e a cogliere le opportunità che ci si presentano.. spegnendo un attimo quella routine, quella frenesia che invece accelera le nostre giornate.  Dovremmo immergerci completamente nel presente, cogliendo l'attimo fuggente, senza lasciarci scappare quel momento prezioso, quella gioia di un sorriso, quella risata di una goduria estrema, quel ca

CHE TEMPO CHE FA

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  Sole, pioggia o neve, possono caratterizzare la nostra giornata, con umori e sensazioni diverse e differenti in ciascuno di noi. Che tempo fa? Oggigiorno è semplice prevedere come sarà il tempo meteorologico, grazie alle previsioni meteo con una semplice app, che a portata di un click, ci offrono pure l’affidabilità delle previsioni. “Sono felice perché oggi è proprio una bella giornata”, “Wow il fascino e lo spettacolo della neve è qualcosa di unico”, “Uff se piove inizio già male la mia giornata.” Tutte frasi che molto spesso sentiamo, condite da aforismi e citazioni d’un tempo. Ma il tempo oltre a scandire le nostre giornate, ci fa crescere. Lo scorrere del tempo è inevitabile, con i suoi ritmi e le sue stagioni. In educazione la qualità del tempo è un requisito necessario. Dare qualità al nostro tempo è importate per tessere rapporti veri e costruire il nostro futuro. Gianfranco Zavalloni*, nel libro “Pedagogia della lumaca” evidenzia proprio questa qualità del tempo, che siano

EDUCATORI SI NASCE O SI DIVENTA?*

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  Quante volte sentendo parlare di educazione, ci siamo posti questa domanda? Quante volte, di fronte ad una difficoltà, ad un’incomprensione sentiamo dire “ma questo chi lo avrebbe dovuto insegnare?” Probabilmente se non lo abbiamo mai fatto, pensiamo che la questione educativa sia qualcosa da rimandare ad altri, o peggio ancora che sia qualcosa che non ci riguardi. Il titolo, preso in prestito da un bel libro di Ferraroli, ci pone da subito difronte alla domanda che come educatori ogni tanto ci mette di fronte la nostra azione educativa, ma che anche come genitori, catechisti, insegnanti, allenatori, non possiamo far finta di nulla. Indubbiamente ognuno di noi ha una propria caratteristica, una peculiarità che gli è specifica a cui non possiamo fare a meno, perché essa caratterizza il nostro essere adulti all’interno della società. Il nostro luogo di lavoro, la cerchia di amici e colleghi, il contesto famigliare, sono tutti ambiti e terreno fertile perché l’azione educativa possa

IL VALORE DELLA VITA

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  Un’allarmante notizia che tiene banco da diversi mesi sui quotidiani, nei telegiornali e sui social network è quella relativa al riscaldamento globale e ai pericoli dell’inquinamento. Anche grazie all’impegno e alla visibilità della giovane Greta Thunberg, tutti noi siamo ormai informati del fatto che al nostro pianeta, con questo ritmo, restino pochi anni di vita.  Pare proprio che la situazione sia tragicamente al collasso: ghiacciai che si sciolgono a vista d’occhio, radiazioni spaziali dalle quali l’atmosfera non riesce più a proteggerci, mari e terre inquinati, animali sulla via dell’estinzione… Pur senza tacere le perplessità riguardo a questo tema di importanti studiosi come Antonino Zichichi (del CERN di Ginevra), sicuramente vale la pena affrontare l’argomento. Molti di noi sono cresciuti in famiglie dove non era nemmeno immaginabile gettare una lattina fuori dal finestrino, o abbandonare una carta in un prato dopo un pic-nic. Era implicito ma forte il legame tra la vi

LA SCOMMESSA DELL'ESSERE PAPA'*

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    "Quanto siamo sereni con noi stessi e quanto siamo capaci di condividerlo con i nostri figli? Cosa possiamo fare come padri? Quale patrimonio (letteralmente dono del padre) non solo economico vogliamo lasciare in eredità?” Queste sono solo alcune domande lanciate in una serata di fine marzo dedicata ai papà. Tanti spunti affrontati, consapevoli dell’importanza di partire da noi stessi provando a soffermarsi su quello che realmente vogliamo dalla nostra vita. Si è partiti individuando alcune caratteristiche che definiscono la persona adulta e che quindi vorremmo promuovere nei nostri figli. Una persona adulta: – sa riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni prefigurando cosa potrebbe succedere facendo in un determinato modo; – è capace di adattarsi ai continui cambiamenti, molto più veloci, che richiedono un continuo "sintonizzarsi” con i registri dei propri figli; – apprende dai propri errori; il problema non è non fare errori ma imparare da questi guardand

EMOZIONIAMOCI

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  Quando chiediamo, ad una persona che incontriamo “Come va?”, non sempre siamo interessati alla risposta. Diamo ogni tanto per scontato che l'altra persona ci risponderà “bene”, perché questa è la risposta più comune. La diamo spesso anche noi! Forse perché non siamo abituati a esprimere con sincerità come ci sentiamo e tantomeno a immaginare che l'altro sia pronto a sentire una risposta diversa dal solito “bene”. Forse perché parliamo troppo poco delle nostre emozioni e ci risulta un argomento in parte imbarazzante, in parte “sconosciuto”. Parlare di emozioni può sembrare strano e inusuale, non ci fermiamo molto ad ascoltarci e capire cosa effettivamente si muove dentro di noi quando viviamo determinate situazioni. Le viviamo e basta, non del tutto consapevoli di ciò che si agita nel profondo e che ci porta ad avere certe reazioni piuttosto che altre. Ci manca una vera e propria “educazione emotiva”, che ci permetta di fermarci e sintonizzarci con noi stessi e, quindi