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Ri-caro diario... - ("Simo")

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ti ho lasciato un po’ in sospeso, ma sono tornata, per spiegarmi meglio. Ti ho parlato del giudizio come di una voce cattiva e antipatica, creata apposta per farmi soffrire, ma sai, non è sempre così… Certamente il giudizio più riconoscibile è quello presuntuoso che vuole dirmi cosa è giusto e cosa è sbagliato, dimenticandosi che tutti noi vediamo il mondo diversamente, che veniamo da storie diverse. Ci sono però anche delle cose che le persone dicono senza davvero accorgersi dell’effetto che potrebbero avere. Pensano che la loro sia un’opinione, un libero pensiero, ma poi fanno un “piccolo” errore: applicano questo pensiero a tutti, come se fosse una regola universale; perciò, se tu o io non corrispondiamo a quella regola, significa che c’è qualcosa di sbagliato in noi. E poi ancora ci sono quellǝ che pensano di dirti qualcosa di carino, ma non si accorgono che ti stanno ferendo. Mi succede spesso di sentirmi dire: «Che meravigliosa famiglia che hai, non potresti avere di megl

...sono qui... - (Daniela Lumina)

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  «Cosa sono i giudizi e i pregiudizi?» alzo lo sguardo dal cellulare dopo aver letto gli ultimi “Gli Spunti del Venerdì” … Sono sul balcone di casa mia e con questa domanda, osservo sovrappensiero la gente che passa sotto di me… «Ma che giacca si è messa quella tipa?», «Ma che coraggio girare con quel colore di capelli», « Ma non sente quella mamma che ha il bambino che piange disperato nel passeggino?» «Chissà quel gruppetto di ragazzi cosa avranno in mente di fare!» «Ma dai! Neanche una macchina si ferma e ci sono le strisce pedonali! Che gente!» Cavoli! Senza nemmeno accorgermene eccoli lì i giudizi … uno dietro l’altro, implacabili…e mi spaventa un po’ questa cosa: quante volte ho giudicato una persona senza nemmeno pensarci troppo? Quante volte ho davvero ascoltato chi avevo davanti, senza avere già sulla punta della lingua la risposta da darle? Il giudizio fa parte della nostra vita costantemente: con gente sconosciuta, amica, familiare… Cosa succederebbe se ogni tanto ri

Caro diario... - ("Simo")

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  … sono qui davanti al tuo foglio bianco perché cinque minuti fa stavo pensando di raccontarti una cosa, ma ora che mi sono seduta alla scrivania e ho la penna in mano ti guardo senza riuscire a trovare il filo dei pensieri. Sei il più grande ascoltatore che conosca, eppure, ora che vorrei parlarti di cose importanti, me ne vergogno. Vorrei parlarti di me, ma quando cerco di dare forma ai miei pensieri, finisce sempre che li annebbio. Spengo quella piccola luce che accendono nella mia testa, le dico: «zitta, zitta, che ci scoprono», ma chi ci scopre se l’unico che legge sei tu?!? Mi succede ogni volta che inizio qualcosa di nuovo, un progetto, una consapevolezza, una riflessione, subito penso: «come sei presuntuosa! Questo è troppo banale! Non ti ascolterà nessuno, non è interessante! Gli altri non la penseranno così!» e il mio impostore vince sempre. Se sono la prima a fermare i miei pensieri, non saranno di certo gli altri ad ascoltarli . Ogni volta che ti apro mi dimentico quan

Diversamente immagini - (Chiara Confortola & Daniele Castellani)

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  C: Ehi Dani, ho letto oggi un articolo sulla fotografia . Dovrei girartelo… D: Dove l’hai letto? Di cosa trattava? C: Non ricordo su quale sito fosse, parlava “dell’arteterapia” ed in particolare della “fototerapia”. Mi ha richiamato alla mente i due laboratori che ho fatto durante la mia formazione di danzaterapia. Sono stati davvero interessanti. Ricordi che te ne avevo parlato? D: Certo che mi ricordo, mi avevi dato materiale per riflettere sul mio lavoro, o meglio su un’altra “versione” che può avere il mio lavoro… C: E...?   D: Si è sviluppato così un pensiero strutturato e complesso su cui riflettere…  Per poter far passare il messaggio di quanto importante possa essere la fotografia come mezzo di espressione di sé potremmo scrivere alcuni punti che possano dare inizio all’esplorazione di un mondo che è molto articolato e complesso. È possibile trasmettere questo messaggio quando riesci a comprendere la fotografia di qualcun altro e quando gli altri comprendono la tua. Per “com

365 giorni fa... - (Michele Ricetti & S.B. 18 anni)

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  M: Ciao Sere! S: Ciao Mitch! M: Allora? Che mi racconti? Come stai? Come sta andando l’avventura? S: Mi sto divertendo Mitch ogni giorno è la scoperta di un qualcosa di nuovo e diverso. M: In questi giorni pieni di feste e pieni di luci, non ti manca Livigno? S: Pensa Mitch, proprio alcuni giorni fa ho scritto su un foglio bianco una lettera di auguri per la straordinaria famiglia che mi sta ospitando. M: E che cosa gli “hai regalato” S: Ho voluto regalargli queste parole: «Oggi 25 dicembre 2020, mi addormento felicissima. Non penso di essermi mai sentita così fortunata ed amata quanto oggi. Tra lacrime di gioia delle “mie sorelline” acquisite e l'euforia dello scarto dei miei regali per loro e messaggi come quello del mio papà che afferma di essere orgoglioso di me, oggi non ho fatto altro che sorridere, guardarmi attorno e ripetermi di avere al mio fianco (fisicamente e con il pensiero) persone incredibili. Mi sento grata, davvero tanto» M: Cavolo... S: Si, ma la cosa strana è

Aiutiamo i bambini a sentirsi bambini. - (Simone Cusini)

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  Non saprei dire quante volte ultimamente mi capita di pensare "quanto sarebbe bello tornare bambino", eppure è strano perché ricordo perfettamente con quanta fretta e trepidazione, durante la preadolescenza, non vedessi l'ora di compiere 18 anni; anche perché i miei genitori, ogni volta che si accendeva una discussione, mi ripetevano: "quando avrai 18 anni potrai fare quello che vuoi, adesso no". Che poi, lo ammetto, dopo la maggiore età mica è cambiato qualcosa; ancora oggi ciò che dicono i genitori è imperativo assoluto e credo lo sarà per sempre.  Lavorando ogni giorno a stretto contatto con i bambini però, mi sono reso conto che un po' li invidio: la loro ingenuità, la loro libertà di espressione spontanea, il loro meravigliarsi per cose piccole e semplici, il loro costruire amicizie di una vita attraverso piccoli bigliettini sgrammaticati o condividendo un gioco, la loro capacità di immaginazione e l'incredibile caparbietà nel credere nei loro s

Ciak azione! - (Thomas Sosio)

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  L'esclamazione più pronunciata durante la produzione di un film è proprio quella del “ciak azione” che fa da pronti, partenza, via… per la ripresa di una scena di un film. Ma ben prima di quel “ciak” c’è molto lavoro da fare: testi, battute, sceneggiature, attori, effetti speciali; tutto deve essere pronto per quel fatidico momento in cui la macchina inizia a girare.  Anche nel lavoro educativo, senza telecamere o setting hollywoodiani, c’è molto lavoro di preparazione, di pensiero e programmazione dietro all’ azione educativa. L’agire educativo, infatti, comporta, un pensiero con obiettivi e finalità della propria azione. L’educatore deve essere azione di stimolo e crescita costante, deve esserci e starci con e per i bambini e ragazzi, con tutto il suo bagaglio di esperienza e creatività. Interrogarsi, quindi, sull’agire e sull’azione educativa in contesti di crescita e spazi informali di educazione, non è cosa semplice.  È indispensabile sapere cosa c’è alla base dell’azione e