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Non ti viene voglia di danzare? (Chiara Confortola - educatrice e danza terapeuta)

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  Proviamo ad immaginare un fiocco di neve.  Chiudiamo gli occhi e disegniamolo con lo sguardo, nella nostra mente.  Tracciamo i suoi confini, definiamo la sua forma e diamogli un colore. Osserviamolo con cura ed attenzione e accogliamo questa nuova immagine che è nata dentro di noi. È solo nostra e porta con sé tanta bellezza.  È il MIO fiocco di neve. E chissà, magari ha già anche un nome.  Il mio si chiama "Zelo". È un fiocco che è partito per un viaggio.  Scende dal cielo talvolta in modo lento e talvolta più veloce. Incontra tante anime, tanti corpi e tanti cuori: li incontra casualmente o alcune volte intenzionalmente. Sfiora corpi che lo accolgono e altri che lo evitano. Incontra sorrisi, lacrime, bronci, voci alte, urla gioiose, abbracci che stringono forte, spalle che accolgono.  Quante sorprese vive questo fiocco di neve! E io...me lo immagino veramente il mio fiocco di neve che scende e danza con tutti gli altri fiocchi di neve, tra un abbraccio che crea vicinanza

Grazie mille di tutto (Chiara Dei Cas - Operatrice Socio Sanitaria)

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  Quanto entusiasmo riaprire una scatola e trovare traccia del passato, sentire profumi dimenticati, ricordare il bianco candido di un biglietto ingiallito dal tempo, dal quale spicca una scritta nera, tremolante, un dono prezioso datomi in una giornata particolare da una signora anziana, la cerco nei miei ricordi, la trovo, sorrido. Chiudo gli occhi e provo a rivivere alcuni momenti che il tempo mi ha fatto condividere con lei, sorrisi, emozioni, storie... momenti che custodisco gelosamente. Questo è quello che volevo fare nella vita, esserci quando qualcuno avrebbe avuto bisogno, scelsi così di iscrivermi al corso per diventare OSS (Operatrice Socio Sanitaria). Tra tutta la teoria insegnata, la cosa principale e ogni volta ribadita che mi fu detta. era che per diventare un buon operatore, bisogna mantenere le distanze e non farsi coinvolgere troppo; ma quanta fatica nella pratica! Ogni mattina, prima di recarmi al lavoro, quando esco di casa non solo chiudo la porta, chiudo la mi

Ti va di sorridere?

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  Il nostro è un lavoro molto particolare, o meglio, quando si parla di educazione ci si ritrova sempre in un campo molto particolare che richiede una grande conoscenza gestionale di specifiche vicende, e a volte capita di aver a che fare con situazioni delicate e non sempre risolvibili in maniera rapida e semplice. Personalmente nell’arco degli ultimi mesi, nell’insieme dei vari cambiamenti, come ad esempio passare da un Centro Estivo all’inizio della scuola, e di tutte le attività invernali che il CiAGi propone, sono accaduti degli episodi in cui anche io mi sono ritrovato in difficoltà, perché è proprio così: educare a volte non è affatto semplice, ci si ritrova in un insieme di dinamiche, teorie studiate, attitudini personali e soprattutto emozioni che rendono il tutto più complicato del previsto e prendere delle decisioni in questi casi richiede un grande coraggio e una grande responsabilità. La fortuna del mio lavoro però è quella di essere affiancato ad altri educatori che sann

Un giorno ho deciso (Lavinia Ancuta - economista e specializzata in statistica)

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  Un giorno ho deciso di cambiare tutto. Ho deciso di iniziare una nuova vita in un posto nuovo, lasciando dietro casa, amici e lavoro. Arrivavo in Italia tramite un progetto di volontariato senza conoscere molto bene la lingua. Di Genova non sapevo molto prima di partire. Avevo sentito parlare della sua bellezza, della sua varietà culturale e sociale ed ho pensato che avrebbe potuto essere il posto giusto per me. Il mio servizio consisteva nel lavorare in un centro giovanile con bambini e ragazzi provenienti da diversi paesi del mondo, la maggior parte di loro figlie e figli di migranti di prima generazione. Avevo scelto questo progetto perché lo sentivo vicino, personale, essendo la mia famiglia anche lei parte della comunità migrante in altri paesi. Mi sono sempre chiesta come fa la gente ad integrarsi in una comunità nuova. Da piccola pensavo che, naturalmente, tutti siamo parte di una comunità che ci offre supporto e il sentimento di unità ed anche uscendo dal proprio paese sar

Drogati di felicità...altrui. (Nicole Galli - 18 anni studentessa)

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Un giorno una persona mi ha chiesto «si può essere dipendenti dalla felicità degli altri?», io ho risposto semplicemente «sì». Ho riflettuto molto su questa conversazione, che poi in fin dei conti è stata solo una domanda e una risposta, ma da quella volta ci ho ripensato spesso. Si può essere dipendenti dalla felicità di una o più persone? È una cosa sana? Può farti mettere da parte la tua stessa felicità?  Una quantità industriale di queste domande mi circola per la testa da mesi. Non ho un’opinione totalmente oggettiva sull’argomento, o almeno non riesco ad averla, perché fondamentalmente sono anche io un po’ dipendente dalla felicità degli altri. Non che io metta da parte la mia per quella altrui, sia chiaro, ma piuttosto perché rendere felici le persone rende felice me. È una cosa un po’ contorta e complicata da capire se non la si prova, ma è un po’ come quando una persona a cui tieni è triste e tu, standole accanto, inizi a condividere un po’ questo suo malessere. È una reazio

Dietro le quinte (di Valeria Rodigari - educatrice)

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  Cinelux Livigno, 5 dicembre 2022, Favole Sfasate… Il pubblico inizia ad entrare in sala e prende posto sulle poltroncine rosse. Il sipario è ancora chiuso, ma ogni tanto dai lati spuntano i volti dei personaggi, curiosi di riconoscere tra il pubblico volti familiari e amici. «Dietro le quinte c’è il caos distillato in uno spazio molto piccolo» - così racconta William Alexander pittore ed istruttore d’arte - tutti sono in fermento…qualcuno è seduto in disparte e ripassa velocemente il copione, altri stanno indossando i costumi di scena, c’è chi cerca di scaricare la tensione in ogni modo: cantando, ballando, urlando, facendo una corsa sotto la neve. Le luci della sala si spengono, cala il silenzio. Eccoci…è il momento. Si apre il sipario, è arrivato il tempo di andare in scena. Il pubblico osserva divertito il susseguirsi di vicende che accadono ai personaggi, dal palco riesco a sentire le loro risate sincere, i loro applausi e complimenti. La visuale che ho io è completamente dive

Un passo alla volta... (Deborah Rodigari - educatrice)

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  Lavoro da circa un anno e mezzo al “Pollicino”, il Centro Prima Infanzia della nostra Cooperativa Sociale L’Impronta.   I bimbi che frequentano vivono i loro primi anni vita, le loro prime scoperte, le loro prime amicizie, le loro prime avventure, qualcuno muove i primi passi, qualcun altro corre già.   Ogni volta che al mattino arrivo al lavoro, penso «Un passo alla volta, anche questa mattinata andrà alla grande e chissà quante cose oggi i nostri bimbi scopriranno e chissà di quante si meraviglieranno…» e poi li guardo correre, giocare, sorridere durante la mattinata.   Un passo alla volta qualcuno inizia a stare in piedi, poi cade, si rialza e pian piano muove qualche passetto, un passo alla volta qualcuno inizia ad esprimersi prima solo con i gesti, poi con qualche versetto e poco alla volta con qualche parola per finire poi a fare lunghi discorsi. Un passo alla volta conoscono chi gli sta intorno, all’inizio solo con uno sguardo intimorito, poi sedendosi in braccio, poi porta