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Nel mezzo c'è la vita (di Simone Cusini - educatore)

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     Famiglia.   Quante volte abbiamo sentito questa parola sia nella quotidianità che nelle aule universitarie o nei discorsi di chi si intende di educazione. La famiglia è dappertutto: tra le mura della scuola, nel mondo animale, nei racconti del passato o del futuro di ognuno di noi e, soprattutto in questo periodo, la famiglia torna fortemente anche durante le festività.    Siamo abituati, durante il periodo natalizio, a riunirci con i nostri familiari per sentire il calore di quelle relazioni parentali costruite nel tempo con i cugini con il quale si è cresciuti, con quegli zii con il quale si sono condivisi i traguardi importanti della vita, con i nonni che con amore incondizionato si prendono cura di noi e del nostro crescere e con i genitori che, ogni Natale, si travestono da Babbo Natale per regalare un po’ di magia e qualche dono anche quando si è un po’ più grandi.    La famiglia, quindi, non è mai di passaggio: iniziamo a fare i nostri...

A Natale puoi…anche non essere felice. (di Daniela Lumina - educatrice)

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     Il Natale è un momento magico, un periodo in cui tutto sembra possibile, ma il Natale non è una festa semplice!    Durante il Natale le mancanze emergono in modo prepotente: i desideri del cuore che non si realizzano e forse non lo faranno mai, le sofferenze e i problemi che non scompaiono magicamente, le sedie vuote delle persone che non ci sono più paiono ancora più vuote.    Ed ecco che ti ritrovi solo fra i tuoi pensieri, anche se sei in mezzo a diverse persone, anche se quelle persone sono la tua famiglia, sorridi e sei solo, perché è così che ti senti e spesso non te la senti di dirlo a nessuno, perché a Natale essere felici è praticamente “un obbligo” e non vuoi rovinare la giornata a nessuno!    Se ti rispecchi in quello che stai leggendo spero che tu possa trovare qualcosa per cui essere grato e che possa riempire almeno in parte quelle mancanze, spero che ti possa trovare di fronte persone comprensive e che ti regaleranno il lo...

Empatia. Quando le vite sono ribaltate. (di Thomas Sosio - educatore)

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       Il termine empatia deriva dal greco, en-pathos “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni.       Empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependo emozioni e pensieri.       Empatia è una parola sì, ma è soprattutto un so-stare nelle corde e nelle emozioni altrui, un’abilità sociale importante per la comunicazione nelle relazioni sociali che viviamo ogni giorno.       Perché dunque mettersi nei panni dell’altro?       Per cercare, quantomeno, di capire di entrare in relazione e forse per rispondere alle nostre domande e ai nostri dubbi. Noi ci abbiamo provato, grazie alla creatività ed entusiasmo dei nostri ragazzi. Facciamo un passo di lato.       All’inizio delle attività invernali del CiAGi, per i r...

Il tempo che scorre (di Chiara Confortola - educatrice e danza-terapeuta)

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     Tempo: «nozione che organizza la mobile continuità di stati in cui s'identificano le vicende umane e naturali, ricollegandola a un'idea di successione o di evoluzione» .    Questa la definizione della parola «Tempo», un concetto astratto che riporta all’idea del fluire, dello scorrere.     Per noi educatori il concetto di «tempo» assume un aspetto che porta con sé tanti significati.     Proprio durante una riunione di staff ci siamo confronti sulle sue infinite declinazioni:    Tempo condiviso: conoscersi e conoscere.     Tempo per l’attesa.    Tempo per me e per l’altro.    Questi concetti appartengono ad ognuno di noi, nel nostro essere individui appartenenti ad un sistema più grande che è la comunità, la nostra società.     In una società che negli ultimi anni associa al concetto di «tempo» la parola velocità, la percezione della sua stessa scarsità, al tempo come «...

Siamo delle cartoline di Positano, quando siamo online. (di Beatrice Pradella - psicologa)

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  Capita spesso di trascorrere del tempo sui social e senza accorgersene passano le ore, scorriamo la home page e veniamo catturati e incuriositi da tantissimi contenuti diversi.  Sui social network è facile illudersi che le vite degli altri possano essere sempre migliori della propria, più entusiasmanti e coinvolgenti, più appaganti e soddisfacenti.  La pagina Instagram è diventata come una sorta di biglietto da visita della propria vita e uno strumento per conoscere la vita degli altri. Come un piccolo assaggio della quotidianità altrui. Ed è incredibile quanto generalmente si voglia mostrarsi felici online, con delle vite estremamente vicine alla perfezione.  Siamo tutti felicissimi, online.  Siamo i protagonisti dei cinepanettoni. Condividiamo storie di sorrisoni, di selfie di gruppo, di piedi immersi in piscina, di drink che oscillano oltre il bordo del bicchiere. Siamo delle cartoline di Positano, quando siamo online. Può succedere però che questa valorizz...

Sotto lo stesso cielo. (di Valeria Rodigari - educatrice)

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       È una giornata di ottobre, durante il pomeriggio arriva al CiAGi una telefonata: «c’è un’urgenza. Da domani riuscite ad integrare il gruppo medie con due nuovi ingressi? Ci sono due ragazzi israeliani, bloccati a Livigno per colpa della guerra».      La notizia ci prende di sorpresa, e diverse domande si fanno strada nella mia mente: «Come faremo a comunicare con loro? Sapranno parlare qualcosina d’inglese? Ma soprattutto, come reagiranno i ragazzi a questa notizia?»      Non ho tempo di trovare una risposta a quelle domande, che è già arrivato il momento di accoglierli, così lascio che siano i ragazzi a trovare una soluzione.      Due ragazzini israeliani, che parlano principalmente russo, e sanno qualche parola di inglese. Un gruppo di 30 ragazzi/e di prima e seconda media che parla italiano, e qualche parola di inglese.        Due mondi apparentemente e culturalmente diversi, che condividono p...

Impariamo ad annoiarci…Non sempre c'è qualcosa da fare! (Deborah Rodigari - educatrice)

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  «Ciao, cosa facciamo oggi?» «Che noia, cosa posso fare?» «Cosa facciamo adesso?» «E adesso?»  «Tra quanto tempo iniziamo a giocare insieme?» «Non so cosa fare» Queste sono alcune delle frasi che quotidianamente, o quasi, sento lavorando con i bambini delle elementari. Arrivano alle 14.30 al CiAGi e chiedono immediatamente cosa si farà, che cosa abbiamo pensato per loro per quel pomeriggio, cosa si farà prima, cosa si farà dopo. Generalmente diamo il via ai nostri pomeriggi, con un momento chiamato "gioco libero", il tempo in cui i bambini possono giocare "come vogliono", possono rincorrersi, possono giocare seduti in cerchio, possono fare un gioco in scatola, possono disegnare, colorare, scrivere o possono semplicemente chiacchierare, confrontarsi, raccontarsi.  Insomma, gli obiettivi sono quelli di provare a far gestire loro questo spazio di tempo, in autonomia, offrendo a volte del materiale oppure semplicemente "lasciandoli mettersi in gioco liberamente...