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Una giornata NO! (di Sandy Cusini - educatore)

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     A chi non è mai capitato di vivere una giornata… «NO».     Succede a tutti. A chi più e a chi meno.     Ci sono giornate, a volte, che vorremmo finissero immediatamente, alcune di quelle giornate che per un motivo, o per una serie di fattori, pensiamo che tutto vada storto e ce la prendiamo con il primo che capita; vorremmo solamente isolarci, e stare il più lontano possibile da tutti e tutto.     Così come gli adulti, nessuno è esente da questo stato d’animo, nemmeno i bambini con cui passiamo i nostri pomeriggi di lavoro.     Ci troviamo quindi a fronteggiare i bimbi la cui giornata è andata storta secondo il loro personale metro di valutazione, per noi a volte oscuro. Dobbiamo quindi gestire questa loro grande rabbia che normalmente si riversa sui loro compagni, i quali il più delle volte non hanno fatto nulla di sbagliato se non aver detto quella battuta o fatto quello scherzo normalmente tollerati. Sfortunatamente, oggi quella battuta o quello scherzo sono la goccia che fa tr

Fiumi di parole...a volte anche no! (di Vincenzo Morcelli - educatore)

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     Durante la scorsa estate e nel periodo autunnale all'interno delle attività del Centro di Aggregazione Giovanile, nell'ambito del Progetto H, sono stati proposti alcuni percorsi di Danza Movimento Terapia (1) con alcuni ragazzi, anche in collaborazione con il Centro Diurno Disabili.    Tale approccio promuove «l'utilizzo del corpo e del movimento per attivare canali di espressione di base, dove gli strati più profondi della personalità sono resi progressivamente condivisibili all'interno di una relazione significativa». (2)    Il movimento e l'espressione del corpo sono dunque mezzo e strumento di integrazione e crescita emotiva e sociale, andando a creare un ambiente facilitante in cui è possibile esprimere e organizzare vissuti corporei e affettivi.    Il laboratorio puntava a far vivere un’esperienza di libertà in una cornice strutturata focalizzando l’attenzione sull’individuo e utilizzando un linguaggio universale.    Personalmente, conoscendo poco tale ap

Una lettera per chi non si ama del tutto (una ragazza di 20 anni)

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     Caro me, ho deciso di scriverti perché ho scoperto che non ti ami del tutto; che sei insicuro e cerchi di nasconderti. Che non ami la tua testa, il tuo corpo ma soprattutto te stesso.    Come puoi?     Ti rendi conto che il tuo corpo è la tua casa?     Che la tua testa è la cosa che ti ha portato fin qui?     Che tu sei speciale e bellissimo in ogni particolare?    La parola «difetto» non può esistere per le persone; non siamo oggetti con difetti di fabbrica, siamo umani, diversi, ma infinitamente belli.     Non ti dirò la classica frase «Se fossimo tutti uguali sarebbe bruttissimo», perché penso sia ormai obsoleta, ma ti dico che ogni singolo «difetto» che hai ti rende unico, riconoscibile e speciale, ti rende la persona che sei.    Vedo come ti guardi a volte allo specchio; paragonarsi agli altri è uno spreco di tempo e ci ferisce soltanto. Vedo come osservi attentamente con sguardo scettico la figura davanti a te.     LO VEDO.    Guarda il tuo riflesso e amane ogni singolo mill

Nel mezzo c'è la vita (di Simone Cusini - educatore)

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     Famiglia.   Quante volte abbiamo sentito questa parola sia nella quotidianità che nelle aule universitarie o nei discorsi di chi si intende di educazione. La famiglia è dappertutto: tra le mura della scuola, nel mondo animale, nei racconti del passato o del futuro di ognuno di noi e, soprattutto in questo periodo, la famiglia torna fortemente anche durante le festività.    Siamo abituati, durante il periodo natalizio, a riunirci con i nostri familiari per sentire il calore di quelle relazioni parentali costruite nel tempo con i cugini con il quale si è cresciuti, con quegli zii con il quale si sono condivisi i traguardi importanti della vita, con i nonni che con amore incondizionato si prendono cura di noi e del nostro crescere e con i genitori che, ogni Natale, si travestono da Babbo Natale per regalare un po’ di magia e qualche dono anche quando si è un po’ più grandi.    La famiglia, quindi, non è mai di passaggio: iniziamo a fare i nostri primi passi proprio all’interno dell’a

A Natale puoi…anche non essere felice. (di Daniela Lumina - educatrice)

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     Il Natale è un momento magico, un periodo in cui tutto sembra possibile, ma il Natale non è una festa semplice!    Durante il Natale le mancanze emergono in modo prepotente: i desideri del cuore che non si realizzano e forse non lo faranno mai, le sofferenze e i problemi che non scompaiono magicamente, le sedie vuote delle persone che non ci sono più paiono ancora più vuote.    Ed ecco che ti ritrovi solo fra i tuoi pensieri, anche se sei in mezzo a diverse persone, anche se quelle persone sono la tua famiglia, sorridi e sei solo, perché è così che ti senti e spesso non te la senti di dirlo a nessuno, perché a Natale essere felici è praticamente “un obbligo” e non vuoi rovinare la giornata a nessuno!    Se ti rispecchi in quello che stai leggendo spero che tu possa trovare qualcosa per cui essere grato e che possa riempire almeno in parte quelle mancanze, spero che ti possa trovare di fronte persone comprensive e che ti regaleranno il loro silenzio senza giudizio o consigli non ri

Empatia. Quando le vite sono ribaltate. (di Thomas Sosio - educatore)

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       Il termine empatia deriva dal greco, en-pathos “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni.       Empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependo emozioni e pensieri.       Empatia è una parola sì, ma è soprattutto un so-stare nelle corde e nelle emozioni altrui, un’abilità sociale importante per la comunicazione nelle relazioni sociali che viviamo ogni giorno.       Perché dunque mettersi nei panni dell’altro?       Per cercare, quantomeno, di capire di entrare in relazione e forse per rispondere alle nostre domande e ai nostri dubbi. Noi ci abbiamo provato, grazie alla creatività ed entusiasmo dei nostri ragazzi. Facciamo un passo di lato.       All’inizio delle attività invernali del CiAGi, per i ragazzi delle medie, abbiamo proposto lo strumento del teatro per affrontare una tematica attuale e vicina: il rapporto

Il tempo che scorre (di Chiara Confortola - educatrice e danza-terapeuta)

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     Tempo: «nozione che organizza la mobile continuità di stati in cui s'identificano le vicende umane e naturali, ricollegandola a un'idea di successione o di evoluzione» .    Questa la definizione della parola «Tempo», un concetto astratto che riporta all’idea del fluire, dello scorrere.     Per noi educatori il concetto di «tempo» assume un aspetto che porta con sé tanti significati.     Proprio durante una riunione di staff ci siamo confronti sulle sue infinite declinazioni:    Tempo condiviso: conoscersi e conoscere.     Tempo per l’attesa.    Tempo per me e per l’altro.    Questi concetti appartengono ad ognuno di noi, nel nostro essere individui appartenenti ad un sistema più grande che è la comunità, la nostra società.     In una società che negli ultimi anni associa al concetto di «tempo» la parola velocità, la percezione della sua stessa scarsità, al tempo come «agire in maniera efficiente». Il tempo è diventato una delle colonne portanti della nostra cultura che lo