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«Gli albanesi spacciano, anche perché gli italiani comprano» (di Michele Ricetti - educatore e pedagogista)

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  La potente frase che ho scelto come titolo di questo spunto, non è farina del mio sacco, ma di una ragazza albanese di 15 anni che stanca di essere additata per quanto successo in questi giorni si è sfogata con i suoi pari usando proprio questa frase. Le notizie di quanto avvenuto nella nostra località dopo l’importante operazione della Polizia di Stato – a cui va il nostro grazie - ha dato un colpo non indifferente alla mafia presente anche sul territorio di Livigno e Trepalle. Aldilà dei titoloni altisonanti che addossano – quasi esclusivamente - alla sola comunità degli albanesi il traffico di droga presente sul territorio, quando è ovvio che anche loro sono all’interno di un’organizzazione molto più ampia che si avvale dell’aiuto di italiani del territorio e non, sviano da qual è il vero problema, cioè di come il mondo giovane e adulto sia in difficoltà. Forse è arrivato il momento di riconoscere che non sono solo i ragazzi ad essere al centro dell’attenzione di criminali senza

Diventare pedagogista...ai tempi d'oggi. (di Simone Cusini - educatore e laureando pedagogista)

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«Chi è il pedagogista? E cosa fa?» Questa è una delle domande che ci sono state rivolte dai ragazzi frequentanti il Liceo delle Scienze Umane di Bormio durante un incontro a cui abbiamo partecipato per raccontare le nostre esperienze universitarie e lavorative alle generazioni future che intendono lavorare in ambito sociale. A primo impatto non è semplice rispondere alla domanda in quanto la figura professionale del pedagogista non è ancora riconosciuta in maniera adeguata dalle istituzioni e dalla maggior parte delle persone. Forse, risulta più semplice rispondere affermando prima ciò che non è il pedagogista. Di certo, prima di tutto, non è colui che cura i piedi (sì, ne ho sentite tante riguardo a questa figura e una tra le tante assurde definizioni che ho sentito c’è anche questa), non è lo psicologo, ma potrebbe certamente lavorare al suo fianco per progettare interventi educativi di diverse tipologie e fornire sostegno, consulenza, formazione e accompagnamento all’interno del

Shhh...i maschi non lo devono sapere! (di Giorgia Bortolotti - Osteopata, Specializzata in benessere femminile e padiatria)

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  «Oh no! Sono arrivate!!»  «Shh ehi! Ne hai uno anche per me?» «Passamelo, ma senza farti vedere!!!» «Mi accompagni e tieni la porta chiusa?» «Non dire che ho le mie cose che poi pensavo che sia strana!» Cosa succede? Sono solo le mestruazioni! Una parola tabù, che non si può nominare senza arrossire. Che poi lo sapevi che il ciclo lo abbiamo sempre?  In realtà i tre/cinque giorni che vengono chiamati mestruazione, dove noi vediamo il sangue è solo una piccola parte di tutto quello che succede all’interno del nostro corpo.  Se sei un maschio e sei arrivato fin qui a leggere ti chiedo di andare avanti, parleremo di quello che succede all’interno del corpo femminile negli anni della fertilità e che tu voglia o meno prima o poi avrai a che fare con una ragazza, sorella, mamma... e tutte hanno il ciclo! Se sei una ragazza o donna, vorrei spiegarti che il ciclo mestruale, se all’inizio ci può dare fastidio perché è scomodo, in realtà è un grande alleato della salute femminile! Come dice il

Connessi (di Thomas Sosio - educatore)

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  Quando parliamo di connessione la cosa prima che ci aleggia in mente è quella al web.  Connessi alla rete, sempre, in ogni istante: per lavoro, per studio, per diletto. Like e visualizzazioni, storie che scorrono, notifiche, tutto a portata di mano, tutto a portata di click. Connessione, come suggerisce l’enciclopedia, è essere in relazione, mettersi in contatto, congiungere.  Bene, che tipo e che modalità di connessione e relazione abbiamo con tutto ciò che vediamo e scorriamo ogni giorno? Quante storie o stati ci passano davanti ogni giorno, davanti al nostro piccolo e luminoso schermo di un telefono? Che relazione e che valore do a tutto ciò?  Una connessione fondamentale è però quella che viviamo tutti i giorni, con le persone che incontriamo e incrociamo nella vostra vita, reale.  A scuola, al lavoro, in una passeggiata, con i nostri vicini di casa. Connettere è entrare in relazione, costruire un rapporto, proprio come i nodi di una rete, che piano piano si fa più grandi e pieni

L'essere educatori è meravigliarsi (di Chiara Confortola - educatrice e danza movimento terapeuta)

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  L’incontro è finito.  Dopo giorni di telefonate, confronti, lacrime e perplessità…l’incontro è finito.  Abbiamo sentito la necessità di fermarci un attimo, di parlare e discutere di alcune questioni e incomprensioni. L’incontro è finito.  L’incontro è finito con un abbraccio e la frase “Noi ci siamo. aspettiamo!”. Chi l’avrebbe mai detto. L’essere educatori è meravigliarsi di quanto un processo di crescita, più o meno lungo, possa portare al raggiungimento di alcune delle tappe prefissate. La continua mediazione tra individui, enti, persone di cui ci prendiamo cura ci espone ad una continua ricerca di noi e del ruolo che abbiamo in un contesto che è ampio e complesso.  L’essere mediatori può voler dire negoziare e avere a che fare con il conflitto.  Il nostro lavoro è un complesso intreccio di fili che si incontrano, a partire dalle relazioni con le persone che accompagniamo e ancora di più con le famiglie, i servizi, la scuola ed è nostro compito far sì che quel filo non si annodi,

Un mondo...di fantasia! (di Deborah Rodigari - educatrice)

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     È arrivato il mio turno o, meglio, è arrivato di nuovo il mio turno!     Tocca a me scrivere lo spunto, tocca a me pensare come posso riempire questo foglio bianco, tocca a me provare a creare qualcosa che vi faccia riflettere, tocca a me immaginare...e usare la «fantasia».     Pochi giorni fa ero a Carnevale e in questo mix di sorrisi, coriandoli e stelle filanti osservavo i costumi creati!     E incontrandone di ogni tipo, vedendone alcuni ho pensato: «Wow, che belli! Che fantasia»    Ecco, vorrei un attimo soffermarmi su questo mondo: la fantasia!    Un mondo meraviglioso che caratterizza la vita un po’ di tutti...     I bambini la usano quando inventano un nuovo gioco, quando sfogliano un libro e si inventano la storia osservando le immagini, quando si travestono e anziché utilizzare un cappello per metterlo in testa lo utilizzano come scarpa, quando fanno un'attività e provano a girare e rigirare gli oggetti per utilizzarli nei modi più strani, quando disegnano e impregna

Drin..un mondo di notifiche. (di Valeria Rodigari - educatrice)

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  Drin…  «È L’ORA DEL BEREAL» Perfetto! Sono nel posto giusto, con le persone giuste, con l’outfit che mi piace tanto, posso scattare una foto, così chi la vedrà potrà apprezzare il tutto. Uffi…Sono in casa sul divano, in pigiama e non sto facendo nulla di eccezionale, lascerò lì la notifica, quando uscirò di casa per andare al CiAGi scatterò una foto, così penseranno che sono attiva. BeReal…Che poi, chi si mostra per reale non l’ho ancora capito… Drin… «XXX HA MESSO MI PIACE ALLA STORIA» Sì, finalmente! Era proprio quello che volevo quando l’ho condivisa. La foto ha già 15 cuoricini, e pensare che a me non piaceva così tanto, per fortuna la mia migliore amica mi ha consigliato di condividerla. Per oggi me la sono cavata, ho raggiunto il numero di like che fanno stare tranquilla la mia autostima.  La storia dell’altro giorno ha ricevuto soltanto 7 cuori e sono tutti delle mie amiche che l’avranno messo per abitudine. Peccato, a me quella foto piaceva davvero e poi ci avevo messo tanto