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Tempo di bilanci e di buoni propositi (di Valeria Rodigari - educatrice)

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  (tempo di lettura 1.30 min) L'anno che volge al termine è sempre tempo di bilanci su ciò che è stato e di buoni propositi per ciò che sarà. È un momento in cui ci si ritrova a fare i conti con le esperienze vissute, con i successi e i fallimenti, prendendo coscienza di ciò che abbiamo imparato, di ciò che è andato bene e di quello che non ha funzionato.  Durante l'anno che sta per concludersi, ci sono stati sicuramente momenti positivi che meritano di essere celebrati: magari abbiamo raggiunto degli obiettivi, abbiamo imparato nuove cose, oppure abbiamo affrontato sfide che ci hanno arricchito come persone.  Tuttavia, insieme a questi traguardi, ci sono state anche delusioni, situazioni che non sono andate come avremmo voluto e difficoltà che ci hanno messo alla prova. Nonostante ciò, anche i momenti più difficili possono diventare insegnamenti preziosi, che ci aiutano a crescere e a migliorare.  Ogni esperienza, positiva o negativa, ha contribuito a formare la per...

Sottobraccio (di Sandy Cusini - educatore)

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  Le feste si avvicinano, e nell’aria si respira già quell’atmosfera natalizia, fatta di cene in famiglia, regali che si spacchettano, dolci profumi e sapori che accompagnano momenti preziosi vissuti in casa. Tutto sembra quasi perfetto, a breve le giornate si riempiranno di ciò che assomiglia al concetto di felicità. Qualche giorno fa, mentre stavo andando al lavoro, passa in radio una canzone (dei Pinguini Tattici Nucleari - Titoli di coda) che subito cattura la mia attenzione, un po’ per il ritmo coinvolgente ma soprattutto per un messaggio che in pochi versi mi fa riflettere. Già, a volte anche le canzoni possono essere spunto di riflessioni ed è questo il mio caso. Nonostante il messaggio principale della canzone fosse un altro, il pezzo fa così: «Ed ho preso la tristezza sottogamba, sbagliando, andava accompagnata sottobraccio» . Al primo ascolto ho sorriso, perché mi sembrava buffo come avessero descritto il concetto tristezza, impersonificandola in questo modo. Riascoltando...

Il coraggio di sentirsi diversi (di Michele Ricetti - educatore e pedagogista - & E.C. - 17 anni)

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(tempo di lettura 3 min.) Alcuni giorni fa me ne stavo seduto con alcuni ragazzi dell’Open Space mentre cercavamo di mettere in ordine la piccola libreria che abbiamo da poco “inaugurato” e che, grazie al fondamentale aiuto della biblioteca a cui va il nostro grazie, ora abbiamo diversi libri adatti alla loro età. Libri che gli adolescenti possono attingere come e quando vogliono. Ci stavamo dilettando a sistemarli in ordine e a commentarli; io con la speranza che alcuni di loro si lasciasse coinvolgere nella lettura, loro molto più scettici – e decisamente meno entusiasti di me – cercavano di capire se almeno uno di quei libri avesse delle figure da sbirciare. Improvvisamente si apre la porta ed entra una ragazza che non vedevo da tempo, una “vecchia conoscenza” che il tempo l’ha resa grande e decisamente sul pezzo in mille attività. Chiedo di abbassare la musica, per salutarla senza dover per forza urlare, e tra una risata e l’altra ci sediamo su uno dei divanetti presenti all’Open...

Ascoltiamoci (di Thomas Sosio - educatore)

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  (tempo di lettura 1.30 min.) L’ascolto è una parte fondamentale del nostro essere persone.  Ascoltare ci permette di conoscere, sapere e osservare quello che ci circonda, tant’è che come ci ricorda un noto moto di dire: «Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà». Al CiAGi, con un gruppo di circa 30 ragazzi/e di terza media stiamo affrontando un laboratorio espressivo che ha come filo conduttore il tema delle emozioni. Emozioni vissute, da condividere, da riconoscere, emozioni vere e profonde che accompagnano una fase così delicata della vita, quella della crescita. Siamo partiti dall’io, come persona, come singolarità e unicità, per arrivare a ciò che vedono gli altri di me, cosa pensano e come ci descrivono. Abbiamo proseguito poi con il riconoscere le emozioni, grazie alle espressioni facciali, ai gesti, al non verbale, che molte volte non sempre sono riconoscibili o richiedono una diversa interpretazione.  ...

Cambiamento (di Ilenia Bradanini - psicomotricista)

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  (tempo di lettura meno di 1.00 min) Mi piace credere nel cambiamento. È novità, eccitazione, essere in cerca di nuovi stimoli ed esperienze. È sentirsi liberi di essere padroni di sé stessi. Ma allo stesso tempo, quanta paura che fa. Cambiare è difficile. È difficile modificare abitudini, vita, luoghi, persone, tempi. È difficile cambiare alcune parti di sé stessi. Probabilmente perché il cambiamento presuppone sempre delle aspettative? Per quanto ci si dica di andare con calma, infatti, la mente è sempre più veloce. Ci sono tante aspettative nel cambiamento, nel come ci immaginiamo di affrontare determinate situazioni. E se succedesse qualcosa che non ho proprio previsto?   Se queste aspettative non rispecchieranno la realtà e le cose non andranno come vorrei? E se non mi piace quello che seguirà? E se non so dove andare? E gli altri, che diranno? E allora mi chiedo, come fanno a piacermi i cambiamenti? Che mi piaccia sentire la paura e le emozioni che si prova...

Lasciar-CI andare. (di Alice Trabucchi)

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  (tempo di lettura 2 min.) Quanto è difficile lasciar andare qualcosa? Un amico dopo una serata passata insieme, un compagno di viaggio alla fine del proprio percorso, il posto di lavoro che ti ha fatto crescere, il paese dove sei nato e cresciuto…tante cose sono difficili da lasciar andare, noi per primi abbiamo molta difficoltà nel lasciarCI andare, ma perché? Perché quello è il posto giusto al momento giusto o solo per la paura di quello che ci aspetta dopo? Penso più la seconda. In effetti in questa scelta c’è una grande dose di coraggio perché in fondo lasciare andare le proprie sicurezze e il proprio quotidiano significare lasciare andare tutto ciò che ci limita: l’ansia del futuro, il timore verso ciò che di nuovo ci circonda e la paura del pensiero degli altri. Ormai quasi tutti viviamo con l’ansia di avere una tabella di marcia da seguire nelle diverse fasi della nostra vita, ma questo modo di vivere può rappresentare una “gabbia” nella quale siamo intrappolati che ...

Essere educatori è essere una squadra! (di Deborah Rodigari - Educatrice)

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(tempo di lettura 1.45 min.)  “Si può scoprire di più su una persona in un'ora di gioco che in un anno di conversazione” è con questa frase di Platone che abbiamo concluso il primo incontro di supervisione d'equipe del Pollicino, con Massimo Serra. La nostra coordinatrice ci ha proposto questo percorso per darci la possibilità di lavorare su noi stesse, di conoscerci meglio, di creare un gruppo di lavoro ancora più forte, unito, collaborativo, di fermarci e raccontare di noi. Generalmente il momento di equipe settimanale è interamente dedicato alla programmazione e al confronto riguardante il lavoro che svolgiamo quotidianamente “sul campo” con i bimbi, dunque è stato quello il momento in cui ci siamo concentrate solo su di noi, sul nostro essere un’equipe, sulle nostre qualità, su ciò che ognuna di noi è e porta nel contesto lavorativo.  Anche al CiAGi, durante l’anno ci vengono proposti dei momenti chiamati “Equipe nell’equipe”: pomeriggi, durante i quali, lavoriamo sul nost...